
La Dogaia sabato al centro di un maxi blitz
"Pur non entrando nel merito dell’indagine in corso, nel pieno rispetto del lavoro degli inquirenti, riteniamo doveroso ribadire quanto da anni denunciamo: la grave assenza di governance all’interno del carcere di Prato, uno degli istituti penitenziari più complessi d’Italia per tipologia di circuiti presenti". La Fp Cgil polizia penitenziaria interviene sul caso Dogaia, tornata al centro dell’attenzione per l’inchiesta della procura di Prato e il blitz di sabato. E’ emerso che all’interno della Dogaia arrivavano telefoni cellulari e droga e che gli apparecchi erano ad uso anche dei detenuti dell’Alta Sicurezza dove sono reclusi anche persone per reati di stampo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti. Sotto la lente degli inquirenti sono finiti 127 detenuti, di cui 27 indagati formalmente: 14 dell’area Alta Sicurezza e 13 della sezione Media Sicurezza. Tre agenti della polizia penitenziaria sono formalmente indagati per corruzione: avrebbero facilitato l’ingresso di telefoni e droga in cambio di denaro. Ad altri tre è contestato il reato di rifiuto di atti d’ufficio e lesioni colpose nell’ambito della vicenda dell’aggressione a Vasile Frumuzache, il killer delle escort. "È troppo facile, oggi, scaricare le responsabilità su alcune unità della Polizia Penitenziaria, quando l’amministrazione centrale, ancora oggi, non è riuscita a garantire la nomina stabile di un direttore e di un comandante – si legge nella nota del sindacato – attualmente, l’Istituto è affidato a figure con incarico temporaneo, il cui mandato è peraltro in scadenza tra un mese. A tal proposito, ricordiamo che già un anno fa, in occasione della visita istituzionale del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, era stato pubblicamente promesso che entro il mese di settembre 2024 il carcere di Prato avrebbe avuto un direttore e un comandante titolari". Promessa non mantenuta. "Questo conferma il interesse verso una realtà penitenziaria tra le più delicate del Paese – continua la Fp Cgil – Quello pratese è un contesto difficile sotto ogni profilo: operativo, organizzativo, gestionale. Il rapporto tra personale di Polizia Penitenziaria e detenuti è tra i più bassi della regione, mentre l’assegnazione continua di soggetti ad alta pericolosità, sia penitenziaria che sociale, ha aggravato ulteriormente la situazione". Il sindacato spiega che "fino a pochi giorni fa, l’intero Reparto di Alta Sicurezza veniva gestito, durante interi turni, da una sola unità di Polizia Penitenziaria". Le criticità, ricorda il sindacato, con amarezza e delusione, "sono state segnalate più volte, in ogni sede e a tutti i livelli istituzionali". "Esprimiamo la nostra piena solidarietà e vicinanza a tutto il personale in servizio, che, nonostante le gravi carenze e i rischi quotidiani, continua con professionalità e spirito di sacrificio a garantire la sicurezza e la funzionalità dell’Istituto – è la conclusione – è giunto il momento che l’amministrazione si assuma le proprie responsabilità e intervenga con urgenza per ristabilire condizioni di lavoro dignitose e sicure".