REDAZIONE PRATO

La strategia del ricatto. Invio a tanti indirizzi . Piano ’pesca a strascico’. Le indagini vanno avanti

La missiva inviata ad esponenti politici non solo del centrodestra. Sotto i riflettori degli investigatori la trappola via web per la foto rubata.

La missiva inviata ad esponenti politici non solo del centrodestra. Sotto i riflettori degli investigatori la trappola via web per la foto rubata.

La missiva inviata ad esponenti politici non solo del centrodestra. Sotto i riflettori degli investigatori la trappola via web per la foto rubata.

Alcune lettere anonime contro Tommaso Cocci sono ancora nelle cassette della posta, altre sono state ritirate ieri da esponenti di Fratelli d’Italia rientrati dalle ferie o nei giorni scorsi da rappresentati di altri partiti.

La strategia di chi ha messo in piedi la macchina del fango contro l’ex capogruppo di FdI in consiglio comunale e candidato al consiglio regionale è stata quella della diffusione mirata e mediamente ampia (non troppi indirizzi, ma neppure pochi). Un piano studiato a tavolino di ’pesca a strascico’ con due obiettivi: far sapere a molti il contenuto per diffamare direttamente a domicilio e sperare che qualcuno utilizzasse quel materiale.

Le lettere anonime sono state inviate via posta e non solo, pare. Un corposo invio è stato fatto anche intorno all’inizio di agosto a vari indirizzi pratesi e anche fuori Prato. Un pressing pianificato dopo che ad aprile la minaccia era arrivata direttamente all’inidirizzo dello studio legale di Cocci. Chi ha organizzato la strategia del ricatto voleva dimostrare che andava avanti: Cocci era rimasto al proprio posto, anzi aveva incrementato la sua azione politica proprio tra primavera ed estate. Oltre ad essere un esponente della nouvelle vague della destra era la punta verso il voto regionale. Invece di arretrare sulla scena erano spuntati i cartelloni elettorali, versione extra, alle rotonde e alle direttrici viarie (tangenziali, declassata). Il mittente segreto non voleva però che il suo piano sfumasse ed ha pigiato sull’acceleratore: molteplici invii. Un esponente dem si è trovato in posta la missiva, un altro di Fratelli d’Italia rientrato in questi giorni a Prato ha scoperto la lettera nella cassetta della posta insieme alla bolletta del gas. "La porterò in procura" ha detto ieri.

Le indagini della procura stanno andando avanti da mesi e sono seguite in prima persona dal procuratore capo Luca Tescaroli. Il fascicolo è aperto con materiale corposo annesso. Si indaga sul doppio binario: principalmente su quanto Cocci ha denunciato alla Digos, ma l’attenzione è inevitabilmente puntata anche su quanto scritto nelle elettere anonime per le doverose verifiche.

Cocci ritiene di aver subito una specie di trappola a luci rosse nel mondo web, con foto intime finite a chi poi lo avrebbe ricattato. Nei messaggi ricevuti, oltre all’intimazione di rinunciare all’attività politica, accuse pesantissime ("Tutte falsità" ha ribadito con forza Cocci) e attenzione ai suoi legami con la massoneria (ammessi dall’avvocato e politico). Sarebbe rimasto tutto segreto - questo, in buona sostanza, il ricatto - se lui avesse mollato le cariche e le ambizioni politiche. Una seconda lettera, un volantino diffamante è stato inviato non solo a Cocci ma, come se fosse una circolare, ‘per conoscenza’, anche ai vertici del partito, al coordinatore organizzativo nazionale di FdI Giovanni Donzelli, alla deputata pratese Chiara La Porta, ai consiglieri comunali FdI Claudio Belgiorno e Cosimo Zecchi. E in queste settimane anche ad altri.

Chi ha orchestrato la trappola per il ricatto ha arricchito le sue comunicazioni con dettagli di luoghi frequantati, ma non solo: Cocci potrebbe essere stato ’spiato’ anche nelle sue comunicazioni private via chat oppure si tratta di altri elementi fake allegati alle foto.

Luigi Caroppo