FEDERICO BERTI
Cronaca

Francesco Nuti, il compleanno. ‘Era Cecco da Narnali’. L’idea del fratello Giovanni: ‘Per ricordarlo un evento ogni anno nella sua città’

“Una messa di suffragio con gioia, perché è pesato che il funerale non sia stato qui E invitare gli amici del cinema, immaginare un premio”. Stasera il brindisi per lui al circolo

Giovanni e Francesco Nuti, tanti anni fa

Giovanni e Francesco Nuti, tanti anni fa

Prato, 17 maggio 2025 – Oggi Francesco Nuti avrebbe compiuto 70 anni. Il modo migliore di ricordarlo sono le parole di suo fratello Giovanni.

Quasi due anni senza Cecco.

“Mi sembra impossibile. Non tanto che siano passati due anni, ma che sia morto. Ho un rapporto vivo con Francesco. Dopo l’incidente del 2006 abbiamo scritto insieme la sua autobiografia, mettendo a posto i suoi vecchi appunti. Poi di nuovo un incidente e il trasferimento a Roma... La sua morte non è stata improvvisa. E’ stata una sorta di lento abbandono dalla scena cinematografica e teatrale, e dalla scena del mondo. A me pare che ci sia ancora”.

Cecco continua ad essere molto amato a Prato e non solo.

“C’è un grande affetto, una volontà di non dimenticarlo che è straordinaria. Francesco rimane un personaggio del popolo. Fa parte dell’essere italiano”.

Ha sempre avuto uno stretto rapporto con Narnali.

“Era un paesano, amava tantissimo Narnali e tutti i suoi personaggi, stare in piazza. Credo che questo gli abbia poi dato delle indicazioni, dei suggerimenti per il suo cinema, per la sua drammaturgia. Francesco è Cecco di Narnali”.

Qual è il modo migliore per ricordarlo?

“Creare una ricorrenza annuale a Prato. La città dovrebbe darsi tutti gli anni come scadenza un appuntamento, creando una manifestazione dedicata a lui e al suo cinema. Potrebbe essere un premio, una fondazione con l’esposizione dei suoi dipinti. Ci vuole un ritmo per ricordare Francesco. Io penserei anche ad una ricorrenza religiosa. Credo che ogni anno, nella data della morte, si possa fare, in gioia, una messa a suffragio nel suo ricordo. In fondo moltissimi pratesi mi hanno tirato per la giacca lamentandosi del fatto che il funerale non sia stato fatto a Prato. In effetti è stata una cosa che anche a me ha pesato. Potremmo rimediare in qualche modo con questa ricorrenza annuale, magari invitando in duomo, con il permesso della curia, personaggi della cultura che hanno avuto a che fare con lui”.

Francesco era un artista poliedrico. Cinema, pittura, poesia.

“Sì, lo era. Per tanto tempo Francesco è stato considerato un commediante. Non era solo quello. Era un lettore, un poeta. Nei suoi quaderni ho trovato non solo una scrittura poetica, ma delle vere poesie. Le ho raccolte e forse un giorno vedranno la luce in una pubblicazione. E si capirà finalmente che Francesco non era solo un comico, un malincomico, ma che è stato anche un uomo di cultura. Tra gli autori che amava moltissimo c’era anche Samuel Beckett. Prima dell’incidente voleva mettere in scena Aspettando Godot. Aveva già cominciato a fare alcune registrazioni, qualche videotape per mettere in scena questa commedia/tragedia”.

Il vostro rapporto con la musica nasce nel negozio del barbiere del babbo.

“Noi eravamo dei bambini felici. Io magari ero il bambino malato che si industriava per rimanere a galla suonando uno strumento. Lui era sano grazie a Dio. Aveva una bellissima voce. Il nostro babbo ci scritturava come un impresario per fare dei concertini nella bottega e intrattenere il pubblico che aspettava il proprio turno. La canzone che cantavamo di più era Nel sole di Albano. Con la sua voce pulita e intonatissima arrivava a delle vette incredibili”.

Quello fra di voi è stato anche un meraviglioso rapporto professionale.

“Mi ricordo che Francesco diceva: noi siamo fratelli di sangue. Quando lo diceva mi dava anche un po’ noia. Io ho passato un periodo in cui io cercavo di volare alto a tutti i costi, invece lui mi riportava alla terra. Ora sono tornato alla terra anche io. E credo di aver capito che cosa intendesse per fratelli di sangue. Era un modo di vivere la vita e quindi anche di collaborare. Lui mi raccontava i suoi film, mi faceva una telefonata sperando che già da quella telefonata potessi tirar fuori un brano musicale. E così succedeva”.

Se dovesse scegliere un solo suo film e una sua sola colonna sonora?

“Occhiopinocchio e la colonna sonora di Stregati, il film in cui mi sono dato di più dal punto di vista musicale. Certo, Giulia è la canzone che poi è rimasta nel cuore della gente, ma Stregati mi ha dato tante soddisfazioni artistiche e creative”.

Si riuscirà a coronare il sogno che Francesco ha coltivato a lungo, rimontare la mezz’ora tagliata di Occhiopinocchio?

“C’è sempre il sogno, di rimontare tutta la parte del paese dei balocchi che renderebbe la trama cinematografica più coerente. Ma qui siamo nell’ambito di una difficoltà estrema. Già c’è una tendenza a non valorizzare adeguatamente il cinema di Francesco, figuriamoci a rimettere mano a un film come quello. Io ci spero. Ho suggerito anche a mia nipote Ginevra di adoperarsi. Per ora è soltanto un sogno, un bel sogno”.

E il progetto di una targa?

“La mia idea sarebbe di onorare e ricordare Francesco nella città dove è cresciuto e vissuto con una targa in via Carraia 50, in ricordo del luogo dove ha scritto Madonna che silenzio c’è stasera: non solo il primo film di Francesco ma anche un omaggio alla sua città e un reperto storico di importanza fondamentale per Prato”.

Quale differenza c’era tra Francesco Nuti e Cecco di Narnali?

“Io credo che Francesco sia sempre stato Cecco di Narnali. Nonostante sia nato a Firenze, lui si sentiva non solo pratese, ma proprio narnalese. A Narnali ha vissuto la sua infanzia, la sua adolescenza. Gli amici erano lì. Lì c’erano il circolo Renzo Grassi, il biliardo, il ramino, la bottega del babbo. Francesco Nuti è quello che lui è diventato a Roma. In fondo Francesco Nuti è anche un po’ una maschera che lui ha imparato ad indossare. E forse questa maschera lo ha reso anche un po’ infelice, pur dandogli la possibilità di frequentare salotti, gli ambienti del cinema romano. Forse lo ha costretto dentro un galateo che non era proprio la sua misura. Tant’è che uno dei problemi della cinematografia e dell’espressività di Francesco è il non politicamente corretto, perché in lui c’è fondamentalmente questa radice narnalese”.

E così domani sera, dopo cena, al circolo Renzo Grassi di Narnali Giovanni e gli amici hanno organizzato un brindisi di buon compleanno per Francesco. Naturalmente nella sala biliardi a lui dedicata. Una cosa semplice, ma fatta con il cuore.