
La gran parte delle esibizioni ha visto protagonisti gli sbandieratori dei Comuni della provincia e delle città gemellate. Danza in primo piano.
Il Corteggio storico tocca sempre le corde più intime dei pratesi. Anche se in una forma ridotta per cause di forza maggiore, i pratesi non hanno rinunciato all’8 Settembre e così come da tradizione tante famiglie si sono riversate ai lati della strade per assistere alla sfilata prima, e all’ostensione poi. L’edizione 2025 ha visto sfilare circa 300 figuranti, poco più della metà rispetto ai 500 che solitamente animano la giornata di festa, conseguenza del commissariamento del Comune. Nonostante i numeri ridotti, l’atmosfera è rimasta quella di sempre: colori, suoni e costumi hanno scandito una giornata che unisce memoria storica e orgoglio cittadino.
Come da tradizione, la campana di Palazzo Pretorio, la ’Risorta’, ha annunciato l’uscita del Gonfalone dal Palazzo comunale. Da lì la partenza del corteo, che ha toccato San Francesco, via Ricasoli, via San Bonaventura, viale Piave e piazza San Marco, per poi proseguire lungo via Mazzini, via Verdi, Corso Garibaldi, via Santo Stefano, via dei Tintori, piazza Lippi, via Magnolfi, via Cavallotti, via del Serraglio, via Guizzelmi e Largo Carducci, fino al tradizionale arrivo in piazza Duomo.
Quattordici i gruppi presenti, in rappresentanza di Prato e dei territori limitrofi: dal Comitato del Gioco della Palla Grossa alla Compagnia de’ Valcento, dalla Società della miseria di Vernio al Gruppo storico Conti Bardi, insieme alle delegazioni di Carmignano, Montemurlo, Pistoia, Vaiano e Poggio a Caiano. In piazza hanno sfilato anche gli alfieri e musici della Valmarina, la Compagnia dell’Orso e la Compagnia dell’Aringa, fino agli ospiti internazionali della banda di Wangen, città gemellata con Prato. In piazza Duomo, davanti alle autorità e ai cittadini, si sono alternati gli sbandieratori, la Società di danza e la banda tedesca, mentre il pubblico ha potuto assistere comodamente dalle 500 sedie predisposte accanto a Palazzo Vestri o seguire le immagini dai due maxischermi. Un’edizione più sobria, ma che ha confermato il legame profondo della città con la sua storia.
Silvia Bini