
Il tratto della pista intitolato ad Alfredo Binda che porta da Viaccia verso il carcere della Dogaia usato da alcuni irresponsabili come strada per le auto
Le chiamano ciclabili, ma a Viaccia nel tratto della pista intitolato ad Alfred Binda che porta verso il carcere della Dogaia, per molti residenti sono diventate corsie preferenziali e non certo per le biciclette. "Siamo alla follia – raccontano – ci passano le auto, di giorno e di notte, come se fosse normale. E qui ci vanno famiglie, ragazzini, persone che escono con la bici o a piedi. È una situazione davvero pericolosa".
Il problema non è nuovo. Complice la vicinanza di alcune strade secondarie e il poco rispetto delle regole, le carreggiate riservate alle due ruote diventano scorciatoie per chi non vuole fare il giro lungo. Il risultato? Frenate all’ultimo momento e l’ansia di chi pedala o passeggia guardandosi le spalle. E allora la richiesta che sale da Viaccia è semplice: controlli, segnaletica più chiara e, se serve, sanzioni. "Non possiamo rischiare che qualcuno si faccia male – dicono – bastano pochi automobilisti scorretti per rovinare un servizio utile a tutti. Non è ammissibile che le auto sfreccino su una posta ciclabile". Non è raro trovarsi sia di giorno che di notte con auto che sfracciano la dove dovrebbero transitare soltanto le bicilette. Macchine che scelgono di salire sulla ciclabile e percorrerla in barba a qualsiasi divieto, senso civico, rispetto e sicurezza. Le multe per la sosta o il transito illegale su una pista ciclabile possono variare dai 41 ai 168 euro. La polizia municipale attribuire sanzioni in base alla gravità dell’infrazione, e il mancato rispetto delle normative può comportare il sequestro del veicolo
E mentre a Viaccia le biciclette rischiano di finire schiacciate, altrove la scena è l’opposto: pedoni e ciclisti che non resistono alla tentazione di tagliare le transenne e riappropriarsi dei percorsi ancora chiusi per lavori. Succede lungo viale Galilei, nel tratto della ciclovia Bartali che da ponte XX Settembre arriva fino al chiosco.
Qui le ruspe stanno rifacendo il look a un segmento strategico: segnaletica nuova, asfalto sistemato e, soprattutto, una carreggiata allargata di 50 centimetri, come richiedono gli standard europei per le ciclovie turistiche. Ma per molti la curiosità è più forte del divieto e la pista è già percorsa, tra barriere spostate e cartelli ignorati. È il paradosso della mobilità dolce: dove si può andare, qualcuno corre troppo; dove non si può, qualcuno entra lo stesso. Ma dietro c’è un dato concreto: Prato sta ridisegnando la sua mappa ciclabile.
Grazie ai fondi del Pnrr, sono in corso sette progetti per un totale di 12 chilometri di nuove piste, pensate per cucire i tratti esistenti e collegarli tra loro. L’obiettivo è ambizioso: attraversare la città su due ruote senza dover rischiare incroci pericolosi o trovarsi improvvisamente in mezzo alle auto come accade da qualche tempo a Viaccia nel tratto di piosta meno visibile e più ampio.
Il tassello forse più atteso è il collegamento Borgonuovo–via Filzi–via Pistoiese, che promette di rendere continua una direttrice oggi frammentata.
I cantieri in corso riguardano anche via Catani e piazza della Stazione: qui sarà rifatta la pensilina per i bus e la ciclostazione, con una promessa ben precisa – non saranno toccati né gli alberi né i giardini. E poi il tratto Borgonuovo-via Filzi-via Pistoiese, un altro tassello di quella che sarà, nelle intenzioni, una rete ciclabile continua e moderna. Ma ogni investimento però ha senso solo se accompagnato dal rispetto delle regole. Perché una ciclabile non è un parcheggio, non è una scorciatoia e non è – tanto meno – un autodromo.
Si.Bi.