
Le immagini pubblicate su Facebook della situazione di via Udine
In via Udine, c’è una situazione che da tempo preoccupa residenti e lavoratori della zona. Il marciapiede davanti ad una azianda di ritorcitura si è trasformato, di fatto, in un magazzino all’aperto: pallet di filati, scarti tessili, cartoni, contenitori e perfino macchinari industriali in funzione occupano stabilmente lo spazio che dovrebbe essere riservato ai pedoni.
Una condizione che costringe chiunque transiti a piedi a scendere sulla carreggiata, camminando in mezzo alla strada. "Le nostre dipendenti devono muoversi tra le auto per raggiungere il parcheggio – raccontano alcuni imprenditori della zona – perché il marciapiede è completamente impraticabile".
Il problema non si ferma all’ingombro del passaggio pedonale. Ogni giorno, un muletto attraversa la strada pubblica per spostare carichi, spesso a velocità sostenute. Non sono mancati momenti di pericolo: più volte gli automobilisti si sono trovati a dover frenare all’improvviso per evitare collisioni.
La situazione è stata segnalata più volte alle autorità intervenute, effettuando sopralluoghi e sanzionando le irregolarità riscontrate. Eppure, nonostante le multe e le verifiche, nulla sembra essere cambiato: il marciapiede resta occupato e i rischi quotidiani continuano.
Le immagini scattate negli ultimi giorni e pubblicate su Facebook parlano chiaro: il marciapiede è invaso da pallet e scarti tessili, macchinari elettrici sono posizionati sul suolo pubblico, il muletto circola in strada tra le auto, la carreggiata è ingombra e lo spazio per i pedoni praticamente inesistente.
"Siamo stanchi di convivere con una situazione di pericolo costante", spiegano i cittadini che hanno deciso di denunciare pubblicamente il problema, sperando di smuovere chi di dovere. Il timore è che, se non si interverrà con decisione, prima o poi accada qualcosa di grave. Perché via Udine, oggi, è un luogo dove la normalità della vita quotidiana – portare i bambini a scuola, andare al lavoro, spostarsi a piedi – si intreccia con ostacoli e pericoli che non dovrebbero esistere su una strada pubblica.
Silvia Bini