
Una delle aree che finì nel mirino per la presenza di Keu nel terreno. Proseque intanto il processo
Il processo Keu è pronto ad entrare nel vivo. Lo farà il 3 ottobre con la discussione degli abbreviati richiesti da quattro dei 24 imputati e sei società di cui la procura antimafia di Firenze chiede il rinvio a giudizio. E sull’inchiesta e sul processo keu torna a prendere posizione Elena Meini, capogruppo in consiglio regionale della Lega, già presidente della commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose. "Ancora un’udienza, nell’ambito dell’inchiesta Keu, un processo molto importante e che, per la copiosità e complessità dei documenti da analizzare, si prevede piuttosto lungo – dice Meini –. Ma, a parte la determinante rilevanza del procedimento (ancora in fase di udienza preliminare) in corso al tribunale di Firenze, questa drammatica vicenda è, ovviamente, una lacerante ferita aperta, specialmente per tutte quelle persone che sono state coinvolte direttamente dal fatto". "I magistrati, di cui abbiamo la massima stima, faranno il loro dovere, ma è fondamentale che non si spengano mai i riflettori, anche mediatici – prosegue l’esponente del Carroccio – su una questione dai mille risvolti che, ci auguriamo, verranno pienamente svelati nel corso delle varie udienze".
"Siamo e rimaniamo garantisti, ma quanto successo è di una gravità assoluta, senza tralasciare il fatto che potrebbero esserci ancora dei luoghi in cui il keu non sia stato identificato – conclude – con tutte le inevitabili potenziali nefaste conseguenze per la salute dell’uomo e dell’ambiente circostante". L’udienza preliminare dell’inchiesta Keu, è partita a Firenze nell’aprile 2024 ed è ancora in piedi, in quanto è stata e bloccata prima dai nodi legati alla questione del reato di abuso d’ufficio, e poi dalle eccezioni delle difese, l’ultima venerdì mattina che è stata rigettata dal giudice.
C. B.