
L’arrivo dei Mammut. Un progetto che unisce storia, scienza e arte, grazie all’intuizione e alla maestria di Naturaliter
PECCIOLIDopo oltre un secolo, i giganti della preistoria tornano a "popolare" le colline di Peccioli. Due imponenti installazioni raffiguranti mammut dominano da metà luglio il paesaggio dell’impianto di smaltimento e trattamento rifiuti di Legoli. Un progetto che unisce storia, scienza e arte, grazie all’intuizione e alla maestria di Naturaliter, azienda pecciolese leader negli allestimenti museali. La storia di questi ritorni affonda le radici nel lontano 1865, quando la capitale del Regno d’Italia era Firenze. Proprio in quell’anno, un carico speciale proveniente dalle campagne di Peccioli giunse al museo di Geologia e Paleontologia fiorentino: i resti di un elefante preistorico, uno dei quali ritrovato a Le Serre, a sud-est di Peccioli. Successivamente, nel 1921, un altro esemplare di elefante antico, proveniente dalle campagne di Legoli, intraprese lo stesso viaggio verso il museo di Firenze. Oggi, i due mammut hanno compiuto un percorso quasi inverso. Questa restituzione al territorio è stata possibile grazie alla scelta di Belvedere spa di inserire nuove installazioni al Triangolo Verde e all’intuizione, supportata da un’attenta ricerca scientifica, di Gianluca Salvadori, suo fratello Alessio e Catia Morucci, mente e cuore di Naturaliter. Per Gianluca Salvadori, fondatore di Naturaliter, una passione nata quasi per caso, iscrivendosi a un corso di tassidermia al museo di Storia Naturale di Calci. Nel 1998, insieme al fratello Alessio e a Catia Morucci, fonda Naturaliter."Abbiamo studiato alcuni documenti, uno di questi era degli studiosi dell’Università di Pisa Giovanni Bianucci e Walter Landini – spiega Morucci –. Si elencavano i reperti fossili ritrovati nella provincia di Pisa e i ritrovamenti della seconda metà del 1800 sul territorio di Peccioli mostravano il passaggio e la presenza di elefanti antichi". Da qui, Alessio Salvadori ha elaborato i modelli in miniatura, anche con l’ausilio della stampante 3D. Dalle miniature alle sculture finali, alte oltre 4 metri e lunghe anche 6, il passaggio ha richiesto maestria, profonda conoscenza della storia e della natura, ore di studio e di costruzione.