REDAZIONE PISTOIA

Vicofaro verso la chiusura. Migranti accolti nelle strutture: "Lavoro certosino, ora avanti"

Molti altri ospiti hanno lasciato i locali della canonica per raggiungere Lucciano e Larciano. La Diocesi è intenzionata a procedere con i lavori. Il don frena: "Ci vuole un’opera di mediazione".

Molti altri ospiti hanno lasciato i locali della canonica per raggiungere Lucciano e Larciano. La Diocesi è intenzionata a procedere con i lavori. Il don frena: "Ci vuole un’opera di mediazione".

Molti altri ospiti hanno lasciato i locali della canonica per raggiungere Lucciano e Larciano. La Diocesi è intenzionata a procedere con i lavori. Il don frena: "Ci vuole un’opera di mediazione".

"Un lavoro certosino". Per accompagnare chi per anni ha trovato un primo rifugio dalla strada nel centro di accoglienza di Vicofaro, verso un’altra vita. Più dignitosa, secondo gli intenti delle tante persone della Diocesi, della Caritas e della Fondazione Sant’Atto, che in questi giorni stanno gestendo i trasferimenti degli oltre cento migranti ospiti della parrocchia di don Massimo Biancalani verso le strutture dislocate sul territorio. Vere e proprie case, come il terratetto messo a disposizione in via Gemignani, a Pistoia, ma anche la canonica di Piuvica e quella di Capostrada. E poi ci sono le mete più distanti, come Il Poggiolino a Larciano, e la struttura di Lucciano, dove ieri sono stati trasferiti un’altra cinquantina di ospiti di Vicofaro. Un passaggio rallentato dalla loro paura di lasciare un luogo magari vicino al posto di lavoro o al giro di amicizie create in città. Che sia un lavoro cucito sulle persone è convinta Selma Ferrali, direttrice della Pastorale della Diocesi: "In ogni sede ci saranno i nostri operatori (della Fondazione Sant’Atto, ndr) a seguire i ragazzi – spiega – Il fatto di essere sparsi sul territorio renderà più facile l’inserimento. Poi lo sviluppo del progetto richiederà non solo l’aiuto del volontariato, ma anche dei servizi territoriali dell’Asl e del Comune".

Intanto, oggi è l’ultimo giorno a disposizione per liberare i locali della canonica e tutto il centro di accoglienza, in base all’ordinanza di sgombero notificata il 6 giugno scorso a don Biancalani a firma del sindaco Tomasi. I legali del parroco, gli avvocati Fausto Maulucchi e Elena Baldi, hanno depositato il ricorso al Tar della Toscana che potrebbe accogliere la richiesta di una sospensiva in queste ore. Per oggi, non sembra possa concretizzarsi un’azione di forza. La polizia ha sorvegliato le operazioni di trasferimento, senza mai dover intervenire.

Ma c’è di più. Da oggi, in teoria, la Diocesi apporrà i sigilli al centro di accoglienza per procedere ai lavori di adeguamento. Un’esigenza tecnica, quella di liberare i locali, per questioni di sicurezza dunque. Ma anche per evitare (è chiaro) una possibile occupazione abusiva. Perché gli arrivi nel centro di Vicofaro sono continui, e molti ragazzi potrebbero tornare in questi giorni, anche solo per il fatto di non essere informati della chiusura imminente.

Dall’altra parte ci sono i timori del parroco. "La mia preoccupazione ora – spiega don Biancalani – è che possa accadere altrove ciò che è successo qui: l’inserimento di questi ragazzi, nei quartieri e nei paesi dove saranno accolti, deve essere necessariamente mediato. E questo si fa con il tempo e con la collaborazione delle persone, nei circoli e nelle parrocchie. Poi sarebbe importante avere operatori formati, che conoscano la lingua dei ragazzi. Infine, io temo per i più fragili: i giovani con disagi psichici o dipendenze, qualora finissero nei Cpr. Vicofaro ha fatto tanto per centinaia di ragazzi in questi anni. Molti hanno davvero cambiato vita e trovato una propria strada. Non voglio che si perdano".

Martina Vacca