
Don Massimo Biancalani anche ieri ha difeso il suo centro di accoglienza e ha esposto un lungo striscione
"A Vicofaro la situazione igienico sanitaria non permette più un’accoglienza dignitosa, umana e in sicurezza delle persone". A dirlo è il vescovo monsignor Fausto Tardelli, che ha preso così le distanze dall’operato di don Massimo Biancalani, e dell’esperienza del centro di accoglienza per migranti di Vicofaro, giudicato non più sicuro né per gli ospiti né per le persone che vivono nel quartiere residenziale a due passi dal centro cittadino. E sul pericolo di diffusione di malattie (come i vari casi di tubercolosi), sull’impossibilità di attuare una sorveglianza epidemiologia, e sulle enormi carenze della struttura, aveva insistito anche l’ordinanza di sgombero firmata dal sindaco Tomasi lo scorso 6 giugno. Ragioni che ora la Diocesi sembra aver accolto, pur ribadendo che la chiusura di Vicofaro sarà attuata per svolgere lavori all’interno della parrocchia e per accogliere gli ospiti, senza l’uso della forza: "Per spirito umanitario ed evangelico – si legge nel comunicato del vescovo – con l’appoggio della Caritas italiana e l’aiuto in particolare di quella di Firenze, abbiamo preparato strutture alternative dove i ragazzi possono essere accolti, custoditi e accompagnati verso processi di integrazione e promozione umana. La maggior parte di loro ha già, volontariamente, aderito agli spostamenti che saranno effettuati in libertà e serenità. Per questo prendiamo le distanze in maniera netta e assoluta contro il comunicato di don Massimo Biancalani contro quello che lui chiama ’sgombero’. Ringraziamo le forze dell’ordine che offrono il loro supporto solo per garantire la sicurezza di tutti".
Una posizione netta che per la prima volta vede su opposti fronti il vescovo Tardelli e e il parroco di Vicofaro. Per risposta il don ha convocato un presidio davanti alla chiesa di Santa Maria Maggiore, e indossato il dashiki africano, ha srotolato lo striscione con la scritta "Nessuno deve vivere in strada. Vicofari, santuario di migranti".
Perché uno dei punti di confronto è proprio questo: la volontà di continuare ad accogliere chi ha bisogno. "Non sono stato mai contrario al ricollocamento degli ospiti del nostro centro, ma ci vuole un piano che metta al centro le loro esigenze, non basta spostarli come pacchi – chiarisce don Massimo –. Molti in questi mesi sono stati trasferiti in Cpr, veri e propri lager, una sorte toccata a dodici dei miei ragazzi. Inoltre, nessuno pensa ai più fragili, ai giovani tossicodipendenti, alcolisti o con disagi psichici. Infine, c’è una questione essenziale, ovvero che non si è voluto rispondere alla mia richiesta: quella di predisporre altri centri di prima accoglienza nelle province limitrofe, come Prato, per esempio. Finché questo non accadrà noi non possiamo chiudere le porte a chi ci chiede ospitalità perché dorme in strada. Questa resta la missione di Vicofaro".
Martina Vacca