
Al centro della vicenda ci sono i docenti di sostegno (foto d’archivio)
Mille docenti di sostegno assunti con contratto a tempo determinato. A fronte dei 662 posti in organico di diritto già previsti da aprile per l’anno scolastico 2025/2026, si aggiungono quasi 1000 cattedre in deroga destinate agli insegnanti di sostegno. Posti che saranno assegnati con supplenze fino al 30 giugno, senza alcuna stabilizzazione.
Un quadro che non sorprende, secondo il segretario provinciale della Flc Cgil Giandomenico Lotito, ma che conferma – ancora una volta – la volontà del Ministero dell’Istruzione e del Merito di "precarizzare strutturalmente" il personale di sostegno. "Si tratta di un sistema che ogni anno si regge su contratti a tempo determinato e che rende impossibile qualsiasi programmazione – spiega Lotito –. Il problema non è la mancanza di candidati o di alunni da seguire, ma la totale assenza di volontà politica nel voler investire sulla scuola pubblica".
Le nomine previste nel primo turno, stando ai numeri del 2024/25, dovrebbero superare le 950 unità. Una situazione che, secondo il sindacato, ha ricadute gravi anche sulla continuità didattica, uno degli aspetti più delicati quando si parla di alunni con disabilità. "Ogni anno cambiano insegnanti, punti di riferimento, percorsi educativi – sottolinea Lotito –. Tutto questo per ragazzi che invece avrebbero bisogno di stabilità e relazioni durature. A nulla servono i decreti emanati dal Ministero che cercano di mantenere lo stesso docente da un anno all’altro: sono solo palliativi a costo zero".
Uno di questi provvedimenti è la possibilità, concessa alle famiglie, di chiedere la conferma del docente precario anche per l’anno successivo. Ma questa misura, secondo la Flc Cgil, oltre a non risolvere il problema della precarietà, introduce anche rischi legali. "Si bypassano le graduatorie e i diritti dei lavoratori, compresi quelli tutelati dalla legge 104 – denuncia Lotito –. Così si aprono le porte a contenziosi e a un clima di incertezza anche tra i colleghi. Il risultato è che si scarica tutto sulle scuole e sui singoli dirigenti, mentre il Ministero si disinteressa".
Per questo la Flc Cgil ha deciso di impugnare il provvedimento davanti al Tar, chiedendo un’inversione di rotta: "La stabilizzazione di questi lavoratori è l’unica strada per garantire la continuità didattica tanto sbandierata. Altrimenti sono solo slogan".