LINDA MEONI
Cronaca

La tomba di Francesco, in Santa Maria Maggiore riposa il papa pistoiese. L’eredità dei Rospigliosi

La basilica scelta è la stessa in cui si trovano i resti di Clemente IX. Dopo trecentocinquanta anni, la storia torna a illuminare la nostra città

Pellegrini in attesa di portare l'ultimo saluto a papa Francesco (Foto Ansa)

Pellegrini in attesa di portare l'ultimo saluto a papa Francesco (Foto Ansa)

Pistoia, 3 maggio 2025  – Una riconoscenza e una gratitudine che hanno assunto la forma di un lungo, lunghissimo “serpente” di persone, tutte in coda per salutare quel Papa così ben voluto per quella sua cristiana capacità di essere indistintamente vicino a tutti, specialmente agli ultimi. Santa Maria Maggiore, Roma, là dove riposa il corpo di Papa Francesco, è al centro del globo in questi ultimi giorni, il luogo verso il quale guardano gli occhi di tutto il mondo con profondo raccoglimento. Ed è un luogo nel quale inevitabilmente tutto il popolo in visita sta incontrandosi con una illustre personalità a noi vicina. È infatti lì, in quella stessa Basilica, che trovano riposo eterno le spoglie del “nostro” Papa, il pistoiese Clemente IX, ovvero Giulio Rospigliosi. L’ultimo in ordine di tempo, tra l’altro, ad esservi sepolto prima di Papa Francesco: sono infatti passati più di trecentocinquanta anni dall’ultima volta che la Basilica è stata scelta come ultima sosta del viaggio terreno di un Papa. Insieme insomma in questa simbolica comunanza di aspetti, in questo intreccio spirituale e religioso, che si ritrova anche nel percorso di studi ecclesiali, per entrambi portato a compimento presso i Gesuiti.

“Giulio Rospigliosi nasce a Pistoia nel 1600 – ricorda la studiosa pistoiese Francesca Rafanelli – e a soli 14 anni, com’era nell’uso del tempo, viene mandato a Roma a studiare al Collegio Romano. Nel 1623 si trasferisce in pianta stabile a Palazzo Barberini alla corte di Papa Urbano VIII, riuscendo da qui in avanti a intraprendere una brillante carriera ecclesiastica ma soprattutto a portare avanti la sua passione per musica e cultura. Fulgida e splendente la carriera ecclesiastica. Nel 1644, a Madrid, diviene nunzio apostolico. Qui rimarrà fino al 1653. Prima del rientro a Roma, si ferma a Pistoia per un breve periodo ed è allora che un suo lontano cugino allestisce a Palazzo Rospigliosi di Ripa del sale un piano nobile interamente dedicato alla memoria dell’illustre cittadino, dove si trova una ricca quadreria di Giacinto Gimignani, pittore prediletto dal papa.

Poi il ritorno a Roma e la nomina a cardinale, fino al 1667 quando salirà al soglio pontificio col nome di Clemente IX. Il suo è stato un pontificato solido e ben strutturato, partito con una grande attenzione rivolta a tutti. Abolì il nepotismo, guardò agli ultimi. Purtroppo il percorso durò poco: morirà due anni più tardi per un colpo apoplettico. La sua eredità fu non solo di tipo spirituale e morale, ma anche e soprattutto artistica: molte sono state le committenze che lui in prima persona fece nei confronti della città di Pistoia, altre con intercessione del fratello Camillo. Fra le molte si ricordano quelle nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, come l’organo monumentale di Willem Hermans nel 1664 e il Cristo che appare a Sant’Ignazio da Loyola di Pietro da Cortona”.

Altro lascito di Clemente IX che però non fece in tempo a diventare “pistoiese” sono i due angeli del Bernini che oggi si trovano nella Basilica di Sant’Andrea delle Fratte, a Roma. “I due angeli, bellissimi – ricorda Rafanelli – sarebbero dovuti venire a Pistoia per chiudere simbolicamente la scenografia barocca in Sant’Ignazio. Poi la morte improvvisa di Rospigliosi e subito dopo quella del Bernini e gli angeli non arrivarono mai, finendo là dove oggi si trovano. E là dove riposa anche il corpo di Giacinto Gimignani, quel pittore che Clemente IX tanto amava. Una sorta di cerchio pistoiese-romano che si chiude”.