DANIELA GORI
Cronaca

Sognando insieme la Pace. Gruppo scout dall’Ucraina per dimenticare la guerra: "Doloroso vederli partire"

Diciassette fra bambini e ragazzi sono arrivati da Odessa, accolti a Pistoia. La testimonianza del capogruppo e caporeparto Agesci Alberto Buongiovanni.

Diciassette fra bambini e ragazzi sono arrivati da Odessa, accolti a Pistoia. La testimonianza del capogruppo e caporeparto Agesci Alberto Buongiovanni.

Diciassette fra bambini e ragazzi sono arrivati da Odessa, accolti a Pistoia. La testimonianza del capogruppo e caporeparto Agesci Alberto Buongiovanni.

di Daniela Gori

PISTOIA

"Un’esperienza intensa, che ha lasciato un segno in ciascuno di noi. Ospitare in un campo scout un gruppo di ragazzi venuti dall’Ucraina, che vivono quotidianamente a casa loro la terribile esperienza della guerra, ci ha fatto provare tante emozioni, nella consapevolezza che i giorni che trascorrevamo insieme erano un’opportunità unica, per loro e per noi".

A parlare è Alberto Buongiovanni capogruppo e caporeparto Pistoia2 Scout Agesci, che ha quindi fatto parte dell’organizzazione del campo scout a cui ha partecipato. Con lui c’erano gli altri dello staff della E/G del reparto, Luisa Buongiovanni, Pietro Paci, Livia Vannucci, Marco Gasparri, Alessandra Feola, Giulia Pedocchi, Niccolò Bartolini. "Organizzato in pochissimo tempo, perché noi avevamo aderito mesi fa al progetto di gemellaggio con gli scout ucraini che Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani), aveva proposto a vari gruppi scout italiani da svolgere in estate, ma inizialmente non eravamo stati selezionati – racconta Alberto –. Poi il 5 giugno, all’improvviso, ci è stato chiesto se ce la saremmo sentita di ospitare, dal 23 luglio al 6 agosto, questi ragazzi provenienti dalla zona di Odessa e noi abbiamo detto di sì, anche se i tempi erano strettissimi".

Poco più di quaranta giorni per preparare tutto, raccogliere fondi, creare i contatti, mettere insieme il gruppo, procurarsi tutto l’occorrente e organizzare l’accoglienza. E malgrado fosse periodo di vacanze, in 47, tra gli italiani, hanno accettato con entusiasmo di partecipare al campo a Casa di Monte, sulla montagna pistoiese.

Il 23 luglio una delegazione è andata ad accogliere gli ucraini all’aeroporto di Pisa: diciassette tra ragazzi e ragazze, la più piccola 9 anni e il più grande 17, con due adulti accompagnatori. E avrebbero dovuto essere circa il doppio, ma poi il numero si è assottigliato, perché non è così facile partire da un paese in guerra, dove non solo si rischia di morire sotto le bombe, ma ci sono anche tante incognite su trasporti, comunicazioni, trasferimenti dell’ultimo momento. "Alcuni hanno avuto dei lutti nel frattempo, altri non se la sono sentita di lasciare la famiglia, in qualche caso i genitori stessi non hanno più mandato i propri figli. La paura era di non rivedere più i propri cari – prosegue Alberto – e questo è stato ovviamente l’argomento che nelle giornate di attività aleggiava sempre, anche se abbiamo cercato di rendere questo periodo il più sereno possibile per i nostri ospiti. Con lo staff avevamo organizzato i gruppi in modo da mescolare ucraini con italiani, e, facendo le attività nel campo, le tradizioni scout diverse si sono compenetrate in uno scambio reciproco, e integrate nel rispetto delle differenze".

Anche le difficoltà della lingua sono riusciti a superare, tra gesti, parole imparate e un po’ storpiate da ambo le parti, un po’ di inglese, con la creazione di un vocabolario condiviso e la volontà di comunicare a ogni costo. Fondamentale è stato comunque l’intervento della mamma di una ragazza italiana che parla ucraino: "Ci ha tradotto i testi con le comunicazioni di base, ha fatto da interprete, anche prima dell’arrivo del gruppo, quando facevamo le riunioni on line con i nostri corrispettivi in Ucraina, insomma ha dato un contributo importantissimo – spiega Alberto – a metterci in contatto con lei è stata l’altra associazione scout, il Cngei, che in questa emergenza ci ha dato un grande aiuto". Giornate intense, insomma, per garantire ai ragazzi ospiti momenti di serenità e un po’ di spensieratezza. "Noi non gli chiedevamo mai niente sulla situazione in Ucraina, ma poi a poco a poco erano i ragazzi stessi ad aprirsi, a raccontare, a esternare le loro angosce. Avevano bisogno di sfogarsi, soprattutto al momento dei pasti, o alla sera. Qualcuno ha chiesto di poter chiamare a casa, per sapere se i genitori erano ancora vivi. Momenti da far stringere il cuore, quelli che racconta Alberto.

Al termine del campo, gli ultimi quattro giorni prima della partenza i ragazzi sono stati ospitati dalle famiglie e dai capi scout, che li hanno portati al mare, a visitare Firenze, al parco del Villone Puccini e a quello di Monteoliveto tutti insieme per un picnic di saluto. Infine il 6 mattina, tutti insieme sono andati ad accompagnare gli ucraini alla stazione per l’aeroporto.

"Ai saluti finali, inevitabili, i pianti – conclude Alberto – ci siamo ripromessi di restare in contatto, e di rivederci. Dopo esserci presi cura di loro, averli lasciati partire è stato doloroso, sapendo in che contesto drammatico vivono, ma siamo contenti di aver contribuito a far trascorrere a tutti loro delle giornate un po’ più serene che hanno fatto bene anche ai nostri ragazzi".