REDAZIONE MASSA CARRARA

’Aquiloni per Gaza’ Cieli senza confini. Un solo grido dalla piazza: stop all’orrore

Successo a Marina di Massa della manifestazione per la pace. "Stiamo assistendo a un genocidio con centinaia di bambini uccisi"

La testimonianza. del giornalista palestinese Safwat Kahlout, fuggito da Gaza

La testimonianza. del giornalista palestinese Safwat Kahlout, fuggito da Gaza

Cieli senza confini: Marina di Massa si è mobilitata per Gaza al grido di pace, libertà, solidarietà e vicinanza. Sono questi gli obiettivi dell’evento ’Aquiloni per Gaza’ in piazza Bad Kissingen con un messaggio chiaro e forte: stop all’orrore e alla morte di tanti bambini e persone innocenti perché possano tornare a giocare con gli aquiloni sotto un cielo libero. L’evento, promosso da Gaza FuoriFuoco Palestina, Cgil Toscana, Libera Toscana e Arci Toscana con l’adesione di oltre 70 fra partiti e associazioni, ha coinvolto bambini e adulti, dalle 16 alle 22, trasformando la piazza in un cielo colorato di speranza. Tanti gli intervenuti. "Quanto accade a Gaza è un genocidio inammissibile, inaccettabile, frutto di un’economia di guerra dove al centro non c’è più la persona ma solo profitto e interesse – ha detto Paolo Gozzani, segretario regionale Cgil –. E’ stato bello vedere come le persone abbiano accolto e abbracciato questa iniziativa, con entusiasmo e partecipazione dimostrando che la solidarietà può vincere sull’indifferenza".

Ma com’è nata l’idea degli aquiloni? "Da precedenti iniziative nazionale che si occupavano di adozioni a distanza – spiega Giancarlo Albori di Gaza FuoriFuoco Palestina e presidente provinciale dell’Anpi – e oggi il tema si ripresenta tutto. Con i bambini che sono stati uccisi ma anche con quelli che a Gaza non hanno più padre e madre, che non possono giocare a pallone e a cui è vietato far volare gli aquiloni. Questo gesto è un moto dell’anima che dice che bisogna tornare a dare speranza e futuro a quel popolo". La manifestazione è servita anche per raccogliere fondi principalmente per sostenere i fotografi palestinesi, considerando che "ci avviciniamo a 300 fotoreporter uccisi a Gaza per aver documentato la realtà – continua Albori – perché là non può entrare nessuna stampa indipendente".

La testimonianza dal campo, di grande impatto, è stata quella del giornalista palestinese Safwat Kahlout, riuscito a fuggire da Gaza. Emozionato nel vedere il mare che collega Massa e Gaza: "Il mare non ha confini politici – ha sottolineato –. Vorrei sottolineare il cambiamento dell’opinione pubblica europea e americana: prima era quasi esposta esclusivamente alla narrativa israeliana, ora c’è una trasformazione radicale, maggiore consapevolezza, e questa è già una prima vittoria". Ma Kahlout resta critico verso il governo e i parte dei media italiani. "La situazione è drammatica e gravemente sottovalutata dai media italiani, che spesso adottano una narrazione filoisraeliana, mostrando Israele come vittima. La realtà è invece un assedio con genocidio, fame e migliaia di civili, soprattutto bambini, uccisi quotidianamente.E l’Italia continua a vendere armi a Israele, le stesse armi che uccidono bambini ogni giorno. In questo modo diventa in qualche modo complice di questo orrore quotidiano". Poi ha ricordao che "quando è scoppiata la guerra in Ucraina, l’Europa ha imposto sanzioni immediate alla Russia, ma Israele occupa i nostri territori da anni e invece non succede nulla. La minaccia si estende anche alla Cisgiordania, è il momento di reagire per proteggere il futuro della Palestina".

Grazia Careccia, vicedirettrice di Amnesty Internacional Medio Oriente e Nord Africa e responsabile dell’ufficio Israele e Palestina a Gerusalemme, ha sottolineato l’importanza di eventi pubblici come questi per "contrastare la disumanizzazione dei palestinesi e l’attacco al diritto internazionale". Amnesty documenta da anni quanto accade realmente e nel dicembre 2024 ha pubblicato anche un rapporto di 300 pagine. Careccia denuncia l’"inazione internazionale". "L’Unione Europea – ha detto – non ha sospeso l’accordo di associazione con Israele e le raccomandazioni sono chiare: stop totale alla vendita di armi e alla cooperazione economica e tecnologica che alimenta occupazione e apartheid, inclusi i sistemi di sorveglianza che schedano i palestinesi. Denunciamo la narrazione dominante, che riduce i palestinesi a ’causa’ o ’questione’, cancellando l’identità di popolo".

Anche don Maurizio Manganelli, direttore della Caritas diocesana apuana, ha sottolineato come la pace sia "un tema universale, senza distinzioni di credo" ricordando che "ci sono israeliani e palestinesi che vorrebbero vivere in pace e che occorre diffondere questa cultura per renderla la normalità".

Oltre a Moni Ovadia era presente anche Matteo Procuranti, artista, attore e attivista, noto per il suo impegno culturale e sociale. "Eventi come questi – ha affermato – sono necessari perché fanno germinare nuove iniziative in un momento in cui la voce non basta più. Ce ne sono tante, portate da intellettuali e gente comune, ma dalla politica si è sordi. Si parla di genocidio, di sterminio, di deportazione, ma c’è paura a dirlo, come se avessimo paura di dire antifascista. ‘Studiate, agitatevi, organizzatevi’, diceva Antonio Gramsci, e noi ci stiamo agitando, ma da chi governa si fa poco o niente. Si nasconde la testa sotto la sabbia, si dicono tante parole ma niente azioni".

L’evento ha toccato il cuore e le emozioni di tutti i presenti quando, alzando gli occhi verso il cielo, sono volati gli aquiloni. Un attimo per fare una preghiera per il popolo palestinese, per i bambini uccisi e per tutte le vittime di questa guerra. Un cielo di speranza. Il vento sopra piazza Bad Kissingen ha portato il sussurro di un sogno fragile, quella di pace e libertà disegnato dagli aquiloni colorati. Quegli aquiloni, sospesi tra il cielo e la terra, hanno raccontato storie di speranza e desiderio, un richiamo silenzioso a un futuro dove la convivenza non sia solo un’utopia.

Vjollca Cumraku