STEFANO NENCIONI
Cronaca

San Bartolomeo. La festa fa comunità. Nella corona di biscotti identità e tradizione

Si celebra il santo protettore dei bambini, che vengono unti con una croce sulla fronte. Il significato e la storia della giornata.

Si celebra il santo protettore dei bambini, che vengono unti con una croce sulla fronte. Il significato e la storia della giornata.

Si celebra il santo protettore dei bambini, che vengono unti con una croce sulla fronte. Il significato e la storia della giornata.

PISTOIA

San Bartolomeo, futuro e passato Il profumo dei “pippi”, le risate dei bambini davanti alle giostre, l’antico gesto dell’unzione con l’olio: ogni 23 e 24 agosto Pistoia riscopre il suo cuore più vero. La Fiera di San Bartolomeo è un rito secolare che racconta l’identità della comunità. Tra bancarelle colorate e giochi per bambini, il centro storico si anima di una festa che affonda le radici nel Quattrocento. È allora che i Canonici Lateranensi introdussero la benedizione dei più piccoli nella chiesa di San Bartolomeo in Pantano, per proteggerli dalle cadute e dalle difficoltà della crescita. Ancora oggi, la “Corona di San Bartolomeo” – una collana di biscotti, confetti e cioccolatini – è il simbolo più dolce di una tradizione che unisce le generazioni.

Nata come mercato medievale attorno all’abbazia di Pantano, la fiera fu per secoli il cuore pulsante dell’economia cittadina dove mercanti, artigiani e contadini si incontravano. Oggi, persa la sua funzione commerciale originaria, la festa mantiene un significato profondo: offrire uno spazio in cui la comunità si ritrova, guardandosi negli occhi e riconoscendosi. In un’epoca di piazze vuote e relazioni sempre più digitali, San Bartolomeo diventa un raro momento di “infanzia analogica”. I bambini corrono tra le attrazioni con in mano palloncini e biscotti, mentre i genitori riscoprono la magia della propria infanzia. È un invito a vivere le piazze come luoghi di incontro autentico, dove le storie si intrecciano e le radici diventano risorsa.

Il futuro di feste come questa, però, non è scontato. Secondo la fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), già nel 2019 quasi due sagre su tre in Italia erano “finte”, prive di legame con il territorio e ridotte a semplici operazioni commerciali. Eventi come San Bartolomeo diventano quindi presìdi di autenticità, capaci di rinsaldare legami sociali messi alla prova dalla frenesia moderna e dal multiculturalismo.

A dimostrazione che le radici possono generare nuovi frutti, il territorio pistoiese offre il Cammino di San Bartolomeo: un percorso di circa 100 chilometri che da Fiumalbo scende a Pistoia tra boschi e borghi, trasformando la devozione popolare nell’opportunità per un turismo lento e sostenibile. Si intreccia idealmente con il Cammino di San Jacopo, 170 chilometri tra le città d’arte toscane, parte della rete europea che porta a Santiago di Compostela. Pistoia si conferma così crocevia spirituale e modello di un futuro capace di valorizzare il passato senza restarne prigioniero.

San Bartolomeo non è solo una festa per bambini. È il simbolo di una comunità che può affrontare il presente senza tradire le proprie radici. Perché il senso di appartenenza nasce condividendo spazi, storie e – perché no – una corona di biscotti. Quando le luci delle giostre si spegneranno e le ultime bancarelle verranno smontate, resterà una domanda: che tipo di comunità vogliamo essere? Una che vive solo di ricordi o una che usa la memoria come bussola per orientarsi nel futuro?

Stefano Nencioni