
Una veduta aerea della discarica del Fosso di Cassero: l’Arpat monitora sempre il potenziale inquinamento dell’area limitrofa
"Considerando il percolato come potenziale sorgente di contaminazione delle acque sotterranee, i valori dei parametri ritenuti rappresentativi di una mal tenuta dei sistemi di rivestimento sono risultati nei piezometri di controllo in linea con i valori caratteristici dell’acqua di falda presente nell’area". E’ quanto si legge nella relazione di ARPAT pubblicata nei giorni scorsi, in merito alla situazione della discarica del Fosso di Cassero e del potenziale inquinamento dell’area limitrofa. Un’indagine che ha riguardato le emissioni. "I risultati indicano quindi che l’attività della discarica non ha avuto complessivamente un effetto negativo sul livello di naturalità/alterazione dell’ambiente circostante. Le uniche variazioni negative risultano limitate ai siti in prossimità dell’impianto, a breve distanza dalle aree in coltivazione – prosegue la nota tecnica di ARPAT -. Per quanto riguarda il metano (CH4) e l’acido solfidrico (H2S), strettamente legati alle emissioni odorigene, in generale si osserva per entrambi una netta diminuzione dei valori di concentrazione passando dall’interno (piazzale di scarico fronte rifiuti) al perimetro est ed ovest della discarica. Nella postazione di lavorazione ’piazzale di scarico fronte rifiuti’ si osservano per entrambi i parametri valori di concentrazione più alti nelle ore notturne e nelle prime ore del mattino, quasi sicuramente legati anche alle condizioni meteorologiche". La discarica, gestita da Herambiente, ha visto una rivalutazione volumetrica dello spazio sancita dalla giunta regionale a cavallo tra il 2023 ed il 2024, in virtù dell’adozione di strumenti di calcolo più precisi che hanno fatto emergere spazi già disponibili e non calcolati senza dover espandere l’estensione della discarica. La saturazione del sito dunque, inizialmente prevista per il 2029, dovrebbe pertanto slittare al 2033 o al 2034.
Giovanni Fiorentino