GABRIELE MASIERO
Cronaca

Sotto la Torre Focus sulla Chiesa moderna

L’associazione teologica italiana si riunisce in città e riflette sul Concilio Vaticano II. Esperti a confronto da Europa, Asia e Sudamerica

Don Severino Dianich, teologo e direttore spirituale del seminario di Pisa

Don Severino Dianich, teologo e direttore spirituale del seminario di Pisa

Sessant’anni dopo il Concilio Vaticano II, il dibattito è tutt’altro che chiuso. Dal 25 al 28 agosto l’Auditorium Toniolo, all’ombra della Torre, ospiterà il 29/o Congresso dell’Associazione Teologica Italiana (Ati) e il titolo scelto, "Luce delle genti. Cristo, la Chiesa, l’evangelizzazione a 60 anni dal Vaticano II", indica la volontà di interrogarsi non solo sull’eredità ecclesiale del Concilio, ma anche sul suo significato per la società civile.

Svoltosi a Roma tra il 1962 e il 1965, il Vaticano II fu un evento di dimensioni inedite, con quasi 3 mila vescovi e centinaia di esperti da tutto il mondo, riallacciò il dialogo con la modernità e sessant’anni dopo alcune delle sue intuizioni restano sul campo, se non incompiute, certamente in divenire.

Ne è convinto don Severino Dianich, teologo e direttore spirituale del seminario di Pisa, già presidente dell’Ati e tra i pochi testimoni diretti di quella stagione: "Giovanni XXIII volle un Concilio che guardasse al mondo contemporaneo con fiducia. A differenza di altri concili precedenti, il Vaticano II non nacque per condannare eresie o definire dogmi, ma per riallacciare i rapporti con il mondo contemporaneo".

Secondo Dianich, i nodi più urgenti, in qualche modo ancora sul tavolo, riguardano la sinodalità, fortemente ripresa dal magistero di papa Francesco e una nuova riforma liturgica. "Il Concilio - dice - affermò il passaggio da una concezione in cui il soggetto Chiesa è prevalentemente composto dal corpo dei vescovi e del papa, a una concezione in cui il soggetto Chiesa è il popolo di Dio. Ciò significa affermare che l’evangelizzazione appartiene a tutti i cristiani. Fu una svolta enorme, che però ha faticato a tradursi nella pratica".

Sul tappeto c’è anche il tema di nuova riforma liturgica, che renda il linguaggio più comprensibile, osserva Dianich, "perché la liturgia dovrebbe parlare al cuore delle persone e non basta celebrare in italiano se i testi rimangono arcaici e incomprensibili".

Il congresso porterà a Pisa relatori dall’Europa, dall’America Latina e dall’Asia e offrirà quattro giornate di confronto a tutto campo: "La società contemporanea - conclude il teologo - cambia molto rapidamente e la teologia può offrire pensiero critico e dialogo, mostrando una Chiesa non come "blocco di dogmi", ma come una comunità moderna che pensa e si misura con le domande del proprio tempo".