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Il ’cuore’ dell’Onda torna a vivere: "Chiesino recuperato, qui siamo nati"

Il priore Spessot ha illustrato l’intervento, poi il taglio del nastro. Neri: "La scala era larga solo 57 centimetri"

Alcune immagini della cerimonia. per l’inaugurazione del Chiesino dell’Onda Un recupero molto sentito dai contradaioli che si sono spesi per portarlo a termine

Alcune immagini della cerimonia. per l’inaugurazione del Chiesino dell’Onda Un recupero molto sentito dai contradaioli che si sono spesi per portarlo a termine

di Laura Valdesi

SIENA

La forma è sostanza, dice il priore Massimo Spessot. "Perciò, con quel moto di rinnovamento secolare che accompagna l’Onda e tutte le Contrade, le generazioni attuali di Malborghetto consegnano le chiavi del Chiesino a quelle future affinché ne facciano tesoro", dice prima di tagliare il nastro del luogo più caro, dove è nata l’Onda. Quel Chiesino in cui si fondono "le due anime che tuttora abitano nella Contrada. Quella laica, civica, del popolo. E quella religiosa: lo teniamo aperto, qui celebriamo le messe. La piccola chiesa ha ancora funzione di una parrocchia che, appunto, conserva viva l’anima spirituale del rione", aggiunge Spessot con l’orgoglio di chi sa che gli ondaioli hanno raggiunto un risultato storico.

"Progetto sfidante", lo definisce. "Con tante persone impegnate e dove non tutto è stato in discesa, a partire dalla convenzione con la Curia che era scaduta, dal reperimento delle risorse per trovare il modo di non pesare sull’attività ordinaria", parte da lontano Spessot. Sottolineando "le forti motivazioni che ci hanno mosso" recuperando "il cuore dell’Onda e al contempo dotando la funzione economale di locali dove si possono tenere monture, bandiere, tamburi e la seta". C’è voluta tenacia "ma abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi, compreso il recupero di un immobile di interesse storico-artistico", sottolinea Spessot. Alla cerimonia intima era presente però il presidente della Fondazione Mps Carlo Rossi, "istituzione che ci ha dato il là, fornendoci strumenti per poter intraprendere il progetto e terminarlo". Attraverso il bando ’Let’s art!’, dice Spessot, "abbiamo appreso anche come usare per esempio il fundraising, ci servirà per il futuro". "Un’iniziativa nata quasi per scommessa, ’Let’s art’, per sostenere il patrimonio storico artistico del territorio. In tre anni 600mila euro ma al di là della cifra è quella dove c’è il maggior numero di partecipanti, molte Contrade", osserva Rossi. "Un bando che rispecchia ciò che è oggi la Fondazione Mps: realtà che promuove iniziative e le accompagna non solo con le risorse ma anche con formazione e apertura verso scenari come quelli appunto del fundraising". Tanti i ringraziamenti di Spessot anche ai contradaioli in tutte le varie declinazioni, alla Diocesi, fra gli altri a ChiantiBanca che ha partecipato per una parte di questo intervento.

Tre anni dedicati al progetto e alla sua realizzazione per Stefano Neri, direttore dei lavori. "Siamo qui perché 500 anni fa un signore che sapeva leggere e scrivere ci ha lasciato il libro delle deliberazioni, il più antico di tutte le Consorelle. Già all’epoca un popolo, una Contrada ha sentito l’esigenza di riunirsi in un luogo, il Chiesino, per confrontarsi, discutere e deliberare. E in qualche modo fare cultura", premette Neri. "Il Chiesino aveva qualcosa di bello dentro di sé, lo capii subito. Pertanto ho cercato solo di farlo emergere. Grazie alla collaborazione della Soprintendenza abbiamo portato in fondo il lavoro. La cosa più complicata è stato collegare il piano terra con quello superiore, la scala era larga in alcuni punti solo 57 centimetri. Inadeguata per i fisici odierni", svela ancora. Il solaio è stato fatto ex novo, consolidate le pareti, una nuova illuminazione. "Unica concessione artistica è stata una teca di cristallo perché – chiarisce – quando l’Onda vince il Palio suona la campanina del Chiesino. Abbiamo corde nuove, ora protette, in modo che suonino per i trionfi dell’Onda almeno per i prossimi 500 anni".