CARLO VENTURINI
Cronaca

Sacchi di Sabbia in Don Bosco

Un palcoscenico può nascere ovunque, anche tra le mura di un carcere. È quanto accade alla Casa circondariale Don Bosco...

Un palcoscenico può nascere ovunque, anche tra le mura di un carcere. È quanto accade alla Casa circondariale Don Bosco...

Un palcoscenico può nascere ovunque, anche tra le mura di un carcere. È quanto accade alla Casa circondariale Don Bosco...

Un palcoscenico può nascere ovunque, anche tra le mura di un carcere. È quanto accade alla Casa circondariale Don Bosco di Pisa, dove la compagnia teatrale “I Sacchi di Sabbia” ha concluso un anno di intensa attività formativa, realizzata con il sostegno della Regione Toscana e della Fondazione Pisa. Tra i momenti più significativi del percorso, la messa in scena dello spettacolo Una calzolaia prodigiosa di Federico García Lorca, proposta a fine giugno all’interno della sala polivalente. Un testo che affronta con delicatezza e forza il tema del matrimonio forzato, diventando metafora delle costrizioni imposte dalla società e del desiderio di emancipazione. Lo spettacolo, arricchito dalla partecipazione congiunta di detenute e detenuti e dal contributo del corso di flamenco tenuto da Barbara Sarri, ha rappresentato un esempio concreto di come l’arte possa generare ascolto, espressione e riflessione. Numerose le iniziative promosse nell’ambito della Scuola di Teatro Don Bosco, attiva da anni nella casa circondariale: dal recital di poesie per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, alla performance collettiva per l’8 marzo, passando per il lavoro condotto sulla celebre opera Aspettando Godot, che sarà al centro di una performance prevista a ottobre nell’ambito dell’Internet Festival 2025.

Due anche gli eventi che hanno portato il lavoro teatrale fuori dal carcere: la partecipazione alla rassegna “Visioni aperte. Parole, immagini e suoni dal carcere”, ospitata lo scorso febbraio al cinema La Compagnia di Firenze, e la collaborazione con la Fondazione Toniolo per la mostra e il podcast “Prigionieri di speranza”, ascoltabile su Spotify.

A fianco dell’attività teatrale, si è affiancato quest’anno anche il progetto musicale Chroma, curato da Davide Barbafiera e Davide Cappai, che ha permesso a detenute e detenuti di presentare, filmare e animare quattro concerti pensati per la popolazione carceraria.

"Grazie ai contributi ricevuti – sottolineano gli operatori della compagnia – possiamo continuare a lavorare con entrambi i reparti e dare valore all’esperienza del teatro come strumento di crescita, anche in un luogo di reclusione".