MADDALENA NERINI
Cronaca

Il legno come vita. “Fra scalpelli e trucioli, i mobili perduti nel cuore di Cascina”

Lo storico falegname ricorda la capitale del mobile e gli anni d’oro. “Dalla gloria dei Settanta al declino del mercato e le mode attuali. E quando mia moglie è mancata qui ho trovato ancora la forza”

Il falegname Piero Vanni

Il falegname Piero Vanni

Cascina, 3 settembre 2025 – Un piacevole intenso odore di legno e una persona con una grande storia da raccontare. Questo è quello che si percepisce non appena varcata la soglia del negozio di Piero Vanni, nel cuore di Cascina, città che è stata per anni capitale del mobile e culla di numerosi artisti di talento. Piero, falegname artigiano di 84 anni, ha dedicato la sua vita a questo mestiere, e oggi lo racconta con passione ed emozione, seduto tra i mobili e le sculture che ha realizzato con le sue stesse mani. “Ho iniziato come apprendista all’età di 14 anni e a 18 anni lavoravo già da solo” racconta Piero.

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Il falegname Piero Vanni

“Non ero portato per fare il contadino e ho iniziato a fare il falegname nell’azienda di mio cognato. Lavoravamo tanto, anche sabato e domenica. Ho imparato a usare lo scalpello, la sega ad arco e la lima per le rifiniture. Non c’è bisogno di molte spiegazioni per imparare questo mestiere: io ho imparato osservando e imitando”. I mobili: un prestigio che è andato perdendosi, e un valore che non viene più riconosciuto e apprezzato come un tempo. Piero ha vissuto tutto questo in prima persona, e racconta con rammarico di come Cascina sia cambiata nel tempo. “Gli anni boom sono stati gli anni Settanta e Ottanta, anni in cui chi aveva testa con poco riusciva a fare tanto. Cascina è campionessa di bravura artigianale ma non ha saputo ben gestirsi, le persone erano chiuse e non disposte al cambiamento e Cascina si è fatta sfuggire l’opportunità di essere capitale del salone del mobile, surclassata da Milano” continua Piero.

“I giovani oggi vogliono spendere poco e cercano oggetti moderni, i grandi centri commerciali hanno dato la botta finale all’artigianato, ma si tratta di mobili senza valore. La colpa non è di nessuno, è il cambiamento del mondo”. E con la sua grande riproduzione in legno della Tour Eiffel a fianco, Piero Vanni racconta di come questo mestiere sia stato spesso la sua salvezza, e di come non sia mai riuscito ad abbandonarlo.

“La ditta Vanni e Parenti aveva un discreto giro e una buona clientela. Volevo chiudere nel 1997 perché mi sembrava di aver fatto abbastanza, ma poi ho riaperto come Vanni Piero, ditta individuale. Abituato a essere quello che ero, quando ho pensato di chiudere mi sono subito sentito una persona nulla, senza ragione di essere; mi sono sentito vuoto” dice. “Nel 2023 è venuta a mancare mia moglie, mi sono trovato solo e non ho voluto mettermi in casa, venire qui è uno stimolo per me”. E così Piero ogni giorno apre il suo negozio e, circondato dalle sue creazioni, ricorda il passato con commozione: il commercio in Veneto, regione di cui dice di essersi innamorato, fatta di gente alla mano e di poche parole; il ricordo del padre che lavorando il legno intonava gli stornelli con allegria attirando visitatori, e la sua grande passione per il ballo che si è sempre affiancata a quella per il legno. Piero ci permette di fare un tuffo nel passato e di vedere, anche solo per un momento, la Cascina di una volta. “Ho lavorato veramente tanto, ma sono contento di essere quello che sono” conclude. “Per me questa è una grande passione”.