Teresa Scarcella
Cronaca

Rodolfo, sarto a 89 anni. Una vita con le mani nelle stoffe: «Ma ho ancora da imparare»

Rodolfo Cisternino è uno dei pochi artigiani ancora attivi a Firenze, la sua bottega si trova nel cuore di San Frediano, in via Romana

Rodolfo Cisternino all'opera nella sua sartoria a Firenze

Rodolfo Cisternino all'opera nella sua sartoria a Firenze

Firenze, 7 agosto 2025 – Il rombo gentile della macchina da cucire, il fruscio delle forbici e della carta, il bisbiglio del gessetto sui tessuti e lo sbuffo del ferro da stiro. Sembra un'orchestra. In via Roma, a Firenze, le stoffe danzano sulle note di Beethoven e prendono forma sotto le mani grandi e delicate di Rodolfo Cisternino, 89 anni, il maestro. Il tavolo da lavoro è il suo podio. Pugliese di nascita, fiorentino di diritto, sarto da una vita.

"Di regola si dice che il lavoro del babbo è mezzo imparato per i figli, nel mio caso il maestro è stato mio fratello, ma è uguale. Come giocattoli avevo i rocchetti dei fili, ho messo i primi punti quando non avevo neppure 10 anni" quando fare il garzone di bottega diventava una scelta di vita. "Erano altri tempi, le mamme non lasciavano i ragazzi per strada e li mettevano nelle botteghe. Ce ne erano tante, perché ogni cosa che serviva doveva essere fatta. Ora se serve un paio di scarpe entri in un negozio e li compri, all'epoca dovevi prenotarle dal calzolaio. Se ora si rompe qualcosa, la butti via, prima in qualche modo si riparava".

Rodolfo Cisternino, sarto
Rodolfo Cisternino nella sua bottega

Entrando nella sua bottega lo troviamo immerso nella musica classica, con le mani su una giacca in gabardine che a detta sua è molto difficile da lavorare. Rodolfo ha imparato il mestiere guardando il fratello più grande, con lui ha messo in piedi una sartoria in San Frediano e a lui è sopravvissuto. Ottant'anni tra puntaspilli e cartamodelli, senza mai annoiarsi né stancarsi. Via Roma l'ha visto crescere e lui l'ha vista cambiare. "Non c'è nulla di quando sono venuto io, era piena di artigiani. Chiudevano le case per fare le botteghe, ora è il contrario, si chiudono le botteghe per fare mini appartamenti. Tutta la zona di San Frediano era così".

E mentre il mondo fuori mutava rapidamente, lui rimaneva fedele a se stesso. E' la resistenza di chi "va per conto suo". Ma tutto ha un prezzo e in questo caso è l'assenza di giovani da formare, che rende impossibile il ricambio generazionale e quindi inevitabile la parola fine. Rodolfo lavora da solo e ci sta anche bene dice, "non do conto a nessuno. Lo dico sempre quando ho qualcuno che mi ascolta: imparate un mestiere, bene, mettetevi in proprio e sarete liberi". La sua unica compagna è la musica classica.

La clientela non gli manca, anzi "ce ne sarebbe anche troppa". Per avere un abito sartoriale occorrono non meno di sessanta ore di lavoro, ovvero una settimana e mezzo se si considerano i contratti di oggi. Anche se nell'artigianato non esistono giornate festive 'imposte', "Non possiamo star dietro a queste cose. Il lavoro richiede tempo. Lei mi porta un pezzo di stoffa che non vale nulla e ritira un abito che ha un valore. Trasformare è difficile".

Rodolfo Cisternino, sarto
Rodolfo Cisternino, il sarto di via Romana a Firenze

A mancare, però, sono le nuove generazioni di artigiani e questo perché secondo Rodolfo c'è stato un fraintendimento. "L'apprendistato, come quello che ho fatto io, ad un certo punto è stato visto come sfruttamento e da formazione si è passati al lavoro vero e proprio, senza che però i maestri artigiani venissero aiutati e messi nelle condizioni di insegnare". E così lui è solo, con la sua musica e i suoi libri, Manzoni e Dante fra tutti,"conosco ancora alcuni canti dell'Inferno a memoria" confida. Consapevole che quando deciderà o dovrà smettere, non avrà nessuno a cui tramandare il suo sapere e i suoi attrezzi. Questo però non lo sconforta. In tutti questi anni non ha mai pensato di chiudere i battenti, "Non lo penso nemmeno ora, figuriamoci. Anche perché non ho smesso ancora di imparare". Un'affermazione alla quale si stenta a credere, ma si capisce in seconda battuta: "Ogni lavoro che arriva da fare è come se fosse il primo perché non è mai uguale al precedente. Le persone sono diverse e anche se fossero simili fisicamente, è la mente che li distingue".