MARIO FERRARI
Cronaca

Facilitatore all’ospedale, cosa è e come funziona: “Un argine alle aggressioni”

Una figura sperimentale che per un anno sarà presente 24h nei presidi Aoup. Perplesso Carbocci (Nursind): “Un palliativo rispetto ai problemi effettivi del Ps”

Il progetto gode di un finanziamento regionale da circa 1 milione e mezzo

Il progetto gode di un finanziamento regionale da circa 1 milione e mezzo

Pisa, 19 luglio 2025 – Un facilitatore che possa mediare tra personale sanitario, pazienti e familiari nei pronto soccorso, limitando tensioni e aggressioni. È questa la figura sperimentale che, per un anno, sarà presente giorno e notte nei presidi ospedalieri di Aoup grazie a un finanziamento da 1 milione e 430mila euro da parte della Regione.

Proposto dall’assessore regionale alla Salute, Simone Bezzini, si tratta di un addetto non sanitario, “bravo nel comunicare e creare empatia, capace di migliorare le connessioni con le persone e di gestire, di conseguenza, i conflitti e le emozioni che a volte, per la situazione in sé o per i tempi di attesa, rischiano di andare fuori controllo”.

Nel concreto, il facilitatore fornirà informazioni aggiornate a familiari e pazienti sui tempi di attesa e sull’organizzazione, fungendo da ‘trait d’union’ tra parenti in sala e malati all’interno, con lo scopo di offrire supporto e rassicurare. La speranza è quella di creare un ambiente più sereno e un flusso continuo di informazioni che possa ridurre le cause alla base di alcune aggressioni.

“L’obiettivo – spiegano il governatore Eugenio Giani e l’assessore Bezzini – è ridurre l’ansia e creare un ambiente più tranquillo e organizzato, ma anche limitare i casi in cui le emozioni prendono il sopravvento e sfociano in aggressioni. Sarà una figura di mediazione non sanitaria, per la cui assunzione si attingerà al fondo delle sanzioni, risorse vincolate a interventi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Le Perplessità e Critiche sul Progetto

A partire dalle prossime settimane sarà istituita una cabina di regia coordinata dalla Regione Toscana, con un referente per ciascuna azienda, incaricata di definire le modalità di selezione e formazione dei facilitatori, oltre che di monitorare lo sviluppo del progetto.

Tra chi esprime perplessità per questa figura c’è Daniele Carbocci, segretario provinciale del sindacato degli infermieri Nursind, che reputa la misura “un palliativo rispetto ai problemi effettivi del pronto soccorso. Si tratta di un intervento di facciata che distrae dalle criticità: la mancanza di personale medico, infermieristico e di operatori socio-sanitari, che devono affrontare il sovraffollamento estivo e i tagli ai posti letto”.

Il segretario di Nursind sostiene che il facilitatore “dovrebbe essere un’aggiunta fatta bene a un servizio che già funziona. Ben venga una figura che supporti i cittadini e possa calmare situazioni complicate, prevenendo le aggressioni, ma non dimentichiamo che coloro che si recano in ospedale hanno bisogno dei servizi”.

Da qui l’appello di Carbocci: “Chi governa investa nell’assunzione di personale, migliorando le condizioni dei professionisti, che fanno enormi sacrifici per garantire l’eccellenza che i politici elogiano”.