
Le ricercatrici dell'Università
Pisa, 4 giugno 2025 – La luce di sincrotrone – una radiazione molto intensa usata come un “super microscopio” per osservare materiali e tessuti in altissima definizione senza danneggiarli – diventa un potente alleato della paleopatologia, la disciplina che studia le malattie nelle popolazioni antiche attraverso i resti scheletrici e mummificati. Un recente progetto di ricerca condotto dall’Università di Pisa ha sfruttato questa tecnologia all’avanguardia per indagare in modo non distruttivo le alterazioni ossee associate alla sinusite mascellare cronica in resti umani di interesse archeologico.
Il progetto, guidato da Giulia Riccomi, ricercatrice del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, in stretta collaborazione con Bianca Casa —assegnista di ricerca afferente allo stesso dipartimento — si è distinto per l’innovatività metodologica e l’approccio multidisciplinare. L’obiettivo era analizzare con estrema precisione e senza compromettere i reperti, i segni ossei di patologie respiratorie croniche nelle comunità del passato.
Per farlo, le ricercatrici hanno utilizzato la tomografia a contrasto di fase, una tecnica di imaging avanzato resa possibile dalla
luce di s incrotrone, capace di generare immagini bidimensionali e tridimensionali ad altissima risoluzione. La tecnologia, applicata per la prima volta a livello internazionale a resti osteoarcheologici con segni di infiammazione cronica del tratto respiratorio superiore, consente una vera e propria “istologia virtuale” non invasiva. Questo approccio apre nuove prospettive per la diagnosi paleopatologica e la comprensione della salute respiratoria nel passato.L’importanza del progetto non si limita al campo della ricerca accademica. Lo studio delle malattie nei resti osteoarcheologici offre una chiave per riflettere su tematiche estremamente attuali, come l’impatto dell’ambiente, lo stile di vita e il loro impatto sulla salute respiratoria. Analizzare il rapporto tra uomo e ambiente in epoche remote può infatti aiutare a comprendere meglio le dinamiche che influenzano la salute oggi.
A rendere possibile questa impresa scientifica è stata la selezione del progetto alla “Call for Proposal 2024” del centro di ricerca Elettra Sincrotrone Trieste, una delle infrastrutture più avanzate d’Europa nel campo dell’imaging con luce di sincrotrone. In particolare, le ricercatrici sono state ammesse alla prestigiosa beamline SYRMEP (SYnchrotron Radiation for MEdical Physics), dove, nel maggio 2025, hanno potuto condurre le loro analisi.
“Poter lavorare a Elettra è stata un’opportunità tanto straordinaria quanto inaspettata – racconta Giulia Riccomi, principal investigator del progetto – Abbiamo raccolto dati di altissima qualità che potranno aprire nuove strade per lo studio non distruttivo dei resti umani antichi”.
Durante la loro permanenza a Trieste, le due studiose hanno eseguito esperimenti su reperti con lesioni ossee legate alla sinusite mascellare cronica, ottenendo immagini 2D e 3D dettagliatissime, indispensabili per comprendere l’evoluzione delle condizioni patologiche nel tempo. “La possibilità di studiare in dettaglio queste alterazioni strutturali ci consente di contribuire concretamente a una migliore comprensione delle malattie croniche del passato – continua Riccomi – Un entusiasmo condiviso anche dalla collega Bianca Casa, che aggiunge: “Lavorare in un’infrastruttura come Elettra ha rappresentato una straordinaria occasione di crescita scientifica”.
Un’esperienza resa ancora più significativa dal supporto ricevuto dal team di SYRMEP, in particolare dalla beamline scientist Elena Longo e dalla MSCA postdoctoral fellow Simone AM Lemmers, figure chiave nella buona riuscita dell’esperimento.
Riccomi e Casa rappresentano un nuovo volto della ricerca umanistica-tecnologica, capace di integrare approcci bioarcheologici con le tecnologie più avanzate. Entrambe condividono una forte passione per la valorizzazione dei resti umani archeologici attraverso metodi non invasivi. Giulia Riccomi, insignita del riconoscimento MSCA Seal of Excellence, ha una formazione in bioarcheologia, paleopatologia e scienze archeologiche. Bianca Casa è esperta in osteologia umana e nello studio del rapporto uomo-ambiente nelle epoche passate. Il progetto, selezionato su base altamente competitiva, dimostra l’importanza di investire in infrastrutture scientifiche condivise e nell’apertura verso approcci interdisciplinari.