
"Come terzo settore siamo molto preoccupati, non solo per il futuro dei singoli servizi che abbiamo finora erogato, ma soprattutto...
"Come terzo settore siamo molto preoccupati, non solo per il futuro dei singoli servizi che abbiamo finora erogato, ma soprattutto per la totale mancanza di chiarezza su ciò che accadrà in termini di integrazione e di rete tra i servizi. Siamo sconcertati per non essere ancora stati né consultati né coinvolti, nonostante potessimo offrire il nostro contributo".
È quanto scrivono, in una lettera congiunta, il Comitato di Partecipazione ZD/SdS, la Consulta del Terzo Settore della SdS e il Forum del Terzo Settore Sanità e Sociale. Un documento che arriva dopo la ratifica formale dell’uscita del Comune di Pisa dal consorzio della Società della Salute e alla vigilia del possibile scioglimento della stessa SdS Zona Pisana. Una decisione che – denunciano – interrompe bruscamente un’esperienza ventennale di collaborazione tra il consorzio e il terzo settore: un modello di gestione integrata considerato "efficace nell’analisi dei bisogni e nella risposta socio-sanitaria", pur con la necessità di adeguamenti amministrativi e normativi.
Il terzo settore contesta innanzitutto di non essere mai stato interpellato dal Comune di Pisa in merito alle conseguenze della scelta di uscire dalla SdS. Due, in particolare, le domande rimaste senza risposta: "In che modo il Comune di Pisa intende proseguire nell’erogazione dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari?", e ancora, "Quali sono le intenzioni degli altri otto Comuni?".
Su quest’ultimo punto, spiegano le sigle del terzo settore, si è recentemente svolto un incontro con i comuni, durante il quale è stata ribadita la volontà condivisa di proseguire con una gestione associata.
Un ritorno alla gestione mono-comunale, secondo la nota, rappresenterebbe "un salto nel buio". A rischio, sottolineano, ci sarebbero anche posti di lavoro e competenze professionali costruite negli anni. Da qui la richiesta congiunta alle amministrazioni: "Chiediamo che venga garantita la salvaguardia occupazionale del personale esperto che da anni opera nel terzo settore, assicurando la qualità dei servizi. Chiediamo inoltre di essere formalmente coinvolti nelle decisioni future".
Infine, l’appello a ripristinare un metodo condiviso di confronto: "È paradossale, ma se per un solo giorno il terzo settore si fermasse, l’intero sistema di welfare andrebbe in tilt".
EMDP