
Asia Cogliandro, 29 anni, ex pallavolista delle Black Angels, squadra di serie A1
Roma, 29 luglio 2025 – Una brutta storia quella di Asia Cogliandro, la pallavolista con una carriera di 15 anni tra A1 e A2, che ha raccontato di essere stata allontanata dalla Black Angels-Perugia Volley dopo essere rimasta incinta. Cogliandro è lombarda, classe 1996, di ruolo centrale. L’ex di Perugia con la quale era nel roster per la stagione 2024/25, accusa dunque la sua vecchia società di essere stata «licenziata per gravidanza». Lo sfogo è arrivato in una intervista rilasciata a La Stampa. A inizio anno scopre con sua gioia di essere incinta e continua ad allenarsi. Fino a che il suo club, di fatto, non la "butta fuori”.
"La società mi dice anche di lasciare casa e di restituire anche le mensilità già pagate. Diventano assertivi: ‘Devi andare via’”. La pallavolista racconta di aver cercato una mediazione, una sospensione del contratto con altri incarichi amministrativi, ma niente da fare. La Black Angels Perugia Volley respinge ogni accusa: “Le dichiarazioni rilasciate da Cogliandro sono capziose, denigratorie e prive di fondamento”. La società afferma di aver pagato i sei mesi di attività, versato i contributi regolarmente e che Cogliandro non è stata affatto ’licenziata’, in quanto il contratto è scaduto naturalmente il 30 giugno 2025. “La maternità non può mai essere vista come una colpa, né tantomeno come un ostacolo alla carriera di una sportiva” le parole di Giuseppe Manfredi, presidente Fipav. Sulla questione è intervenuto anche il ministro Andrea Abodi e c’è anche un’interrogazione della senatrice di Italia Viva, Daniela Sbrollini.
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Maurizia Cacciatori è stata un simbolo della nostra pallavolo a livello internazionale quando ancora non erano le vittorie a far parlare della nostra nazionale. Ed è sempre stata abituata a dire quello che pensa, da buona toscana.

Maurizia, che effetto le ha fatto leggere la vicenda di Asia Cogliandro?
“Non entro nel merito perché bisogna sempre sentire entrambe le campane, ma quando leggo di episodi simili ci rimango sempre molto male. Purtroppo non è il primo e ogni volta penso che siano storie che parlano di una sconfitta per tutti e in tutti i sensi. Credo che non sia semplice trovarsi nella situazione di Asia, per di più durante la gravidanza”.
Come si può fare questo benedetto passo avanti che non arriva mai?
“Io credo che la parola chiave sia rispetto, quello che dovrebbe essere sempre alla base di tutto. Rispetto per l’atleta, rispetto del valore della maternità. Sentire ancora una volta una situazione di questo genere porta solo sconforto. Anche con Lara Lugli qualche anno fa capitò la stessa cosa”.
Infatti ci eravamo illusi che la battaglia di Lugli fosse servita, oltre alla creazione del fondo per la maternità.
“Quando le capitò la stessa cosa, ricordo di aver chiamato Lara per darle supporto”.
Lei è diventata madre solo dopo essersi ritirata. Prima non si poteva? Molte atlete si sentono strette tra la brevità della carriera sportiva e l’orologio biologico.
“Non nel mio caso, è stata solo una scelta mia. Ho fatto la mia carriera, poi ho deciso di smettere e solo qualche anno dopo ho deciso di diventare madre. Ma questo non toglie nulla al fatto che magari una ragazza possa volerlo fare durante la carriera sportiva. È per quello che ci vogliono tutele e rispetto, è anche sfiancante dover ripetere sempre le stesse cose a distanza di anni. Sono interviste che abbiamo fatto e rifatto e poi torna a succedere di nuovo. A livello personale mi spiace veramente tanto. Perché comunque la maternità è qualcosa di straordinario e viverla in un modo così tosto, come sta capitando ad Asia, non è piacevole. Posso solo immaginare come si possa sentire. C’è una cosa che non capisco”.
Quale?
“Da parte di un società ci dovrebbe essere non soltanto la responsabilità, ma anche la voglia di tutelare un’atleta in gravidanza”.
Si è mai sentita diversa come donna, quando da atleta doveva scegliere tra lo sport e la maternità?
“No, perché io come dicevo mentre giocavo non avevo in testa di diventare madre, in quegli anni mi interessava proseguire quel percorso”.
Oggi per fortuna i casi di campionesse tornate dopo essere diventate madri non sono rari.
“Vero, ma ci sono atlete che magari rimangono incinte durante il percorso sportivo e devono essere tutelate. Io ho avuto tantissime compagne di squadra che avevano i loro bambini che gironzolavano per i palazzetti e loro erano tornate a giocare, potrei fare una lista lunghissima. Anche per questo fa male sentire una storia come quella di Asia, invece che andare avanti stiamo tornando indietro. Qualsiasi società dovrebbe mettere la persona e l’atleta alla base di tutto e davanti a qualsiasi interesse”.
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