Pisa, 17 settembre 2025 – Dopo la denuncia del professore Rino Casella, docente associato di diritto pubblico comparato all’Università di Pisa, che ha parlato di "spintoni, contusioni ed epiteti" durante l’irruzione di un gruppo di studenti pro-Pal nella sua lezione al Polo Piagge, arriva la replica del collettivo Cambiare Rotta.
"Quello che è successo è completamente diverso da quanto riportato dal professore – afferma Emanuele Citriniti –. Gli studenti per la Palestina e noi di Cambiare Rotta stavamo interrompendo le lezioni per due minuti per spiegare le complicità dell’Università di Pisa in questo conflitto, soprattutto in supporto alla Sumud Flotilla, e per raccontare quello che era accaduto la scorsa notte con l’ingresso di Israele a Gaza".
Secondo Citriniti, le iniziative nelle altre aule si sarebbero svolte senza tensioni. "In tutte le altre classi la reazione è stata tranquilla – aggiunge –: una professoressa ha persino sospeso la lezione e altri studenti si sono uniti a noi. In quell’aula invece il professore si è fiondato sugli studenti che erano davanti alla porta. Se dobbiamo parlare di violenza, la violenza è stata del professore".
Il rappresentante del collettivo contesta la ricostruzione di Casella, ma anche le varie prese di posizione del mondo accademico e del rettore di Pisa Riccardo Zucchi che ha condannato anche quella che ha definito violenza verbale. "In un momento in cui sta avvenendo un genocidio – prosegue Citriniti – definire violento interrompere una lezione per spostare per due minuti l’attenzione mediatica è quantomeno discutibile. Il punto non era interrompere, ma parlare letteralmente per due minuti".
Cambiare Rotta, infine, lega l’episodio al contesto della protesta. "Proprio in quell’aula si è mostrata una di quelle complicità che stavamo denunciando – conclude –. Gli studenti hanno trovato il momento giusto per evidenziarla davanti a tutti: quel professore stava cercando evidentemente di sfuggire alla responsabilità di essere complice del genocidio".
Casella, invece, ha ribadito di aver riportato "contusioni, un colpo con edema al volto e una sindrome da stress emotivo post-traumatico", con prescrizione di sette giorni di riposo e una denuncia presentata in questura. Il docente ha raccontato anche di un’aggressione ai danni di uno studente, colpito "con calci e pugni" dopo aver tolto una bandiera della Palestina dalle mani degli attivisti.