REDAZIONE PISA

Il prof dell’Università di Pisa dopo l’irruzione in aula: “Mi accusano di sionismo perché non sono pro Pal”

Rino Casella: “Ho preso calci e pugni quando ho cercato di fare da scudo a uno studente picchiato solo per avere tentato di strappare di mano ai manifestanti una bandiera palestinese”

Il prof dell’Università di Pisa dopo l’irruzione in aula: “Mi accusano di sionismo perché non sono pro Pal”

Pisa, 16 settembre 2025 – “Mi accusano di essere un sionista solo perché non sono pro Pal e perché, insieme a un'altra collega, sono l'unico a essersi opposto alle scelte dell'Ateneo di non restare neutrale in questa vicenda”. Lo dice all'Ansa Rino Casella, il docente che stava facendo la lezione all'Ateneo di Pisa interrotta da un blitz di studenti pro Pal.

"Non mi è stato solo impedito di fare lezione – ha spiegato – ma sono stato anche aggredito fisicamente, soprattutto perché mi sono preso calci e pugni quando ho cercato di fare da scudo a uno studente picchiato solo per avere tentato di strappare di mano ai manifestanti una bandiera palestinese”.

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A sinistra momenti di tensione di tensione durante l'irruzione degli studenti pro Pal; a destra il professor Casella

L’irruzione a lezione è avvenuta nella tarda mattinata di oggi al Polo Piagge dell'Ateneo pisano dove un gruppo di studenti filopalestinesi è entrato in un'aula del Dipartimento di Scienze Politiche interrompendo una lezione del professor Casella, docente associato di diritto pubblico comparato, interrompendo la lezione.

"Ho riferito in sede di denuncia in questura – ha proseguito il docente universitario – sia l'episodio relativo all'interruzione di pubblico servizio per lo stop alla lezione, sia l'aggressione che ho subito, raccontando anche quella allo studente. Sono a testimoniarlo i lividi e i segni delle percosse”.

"Ringrazio il rettore Riccardo Zucchi per la solidarietà che mi ha subito espresso – ha aggiunto –ma credo che ora abbia il problema di garantire l'incolumità di professori, dipendenti amministrativi e studenti che non possono diventare un bersaglio di alcune centinaia di esagitati che vogliono imporre le loro idee con la forza”.

Ricordando i momenti del blitz Casella ha raccontato: "Sono entrati con il megafono e con le bandiere, mettendo i piedi sulla cattedra e strappandomi di mano il libro di testo e un quadernino come tanti raffigurante una bandiera Usa in copertina e per il quale mi hanno accusato di imperialismo. I circa 200 studenti che stavano seguendo la lezione non hanno solidarizzato con i pro Pal e sono rimasti attoniti di fronte alle loro intemperanze e quando uno studente ha tentato di strappare loro la bandiera palestinese è stato preso a calci a pugni e io mi sono messo davanti per fargli scudo rimanendo colpito a mia volta”.

"La violenza dentro le aule universitarie – ha concluso – non è tollerabile per alcun motivo e qualunque sia la causa che si vuole portare avanti. Ho diversi lividi e sgraffi addosso per le botte prese e dopo essere stato visitato al pronto soccorso i medici hanno stilato un referto con una prognosi di 7 giorni”.

Fra le tante reazioni – soprattutto politiche – si registra la presa di posizione di Anna Maria Bernini, ministra dell'Università. "Le Università – ha detto Bernini – non sono zone franche dove è consentito interrompere lezioni o aggredire professori. Quanto accaduto all'ateneo di Pisa è intollerabile per una società che si riconosce nei valori della democrazia e irricevibile per una comunità accademica, come quella pisana e italiana tutta, aperta, libera e inclusiva. Esprimo la mia più sincera vicinanza a tutta la comunità dell'Università di Pisa e al professor Rino Casella. Sono al suo fianco! Colpire la libertà accademica significa attaccare il cuore della nostra democrazia: dobbiamo difenderla tutti, senza se e senza ma".