REDAZIONE UMBRIA

In fuga da Gaza: “1000 dollari per fare 15 km”. Il racconto di un giornalista palestinese rifugiato in Umbria

“Palazzi distrutti, famiglie sfollate e drammatici costi per sopravvivere”: Safwat Alkahlout, fuggito a marzo 2024 con la famiglia, denuncia la devastazione e l’assenza di una risposta internazionale, ma sogna di tornare a Gaza per ricostruire.

Ha trovato accoglienza a Polino, comune di 200 abitanti a pochi chilometri da Terni, una famiglia palestinese di dieci persone fuggita due giorni fa da Gaza

Ha trovato accoglienza a Polino, comune di 200 abitanti a pochi chilometri da Terni, una famiglia palestinese di dieci persone fuggita due giorni fa da Gaza

Terni, 16 settembre 2025 – “Sono scene di orrore quelle a Gaza city. I miei parenti mi raccontano di palazzi altissimi abbattuti con esplosioni così potenti da far tremare l'intera città. Ogni volta che un edificio crolla, sembra che tutta Gaza salti in aria”: a raccontarlo all'Ansa è Safwat Alkahlout, 52 anni, giornalista palestinese fuggito nel marzo 2024 dalla Striscia con la moglie, i sette figli e l'anziana madre. Ora vive ad Arrone, piccolo comune umbro in provincia di Terni, ma il suo cuore resta a Gaza, dove sono rimasti fratelli, sorelle e amici. “Non hanno e non abbiamo dormito tutta la notte”, racconta Safwat.

E ancora: “I bombardamenti sono continui, ma mi riferiscono che adesso è diverso: distruggono interi grattacieli usando quantità enormi di esplosivi. Chi riesce a sopravvivere deve affrontare un altro dramma: spostarsi costa cifre impossibili. Solo per trasportare le proprie cose a 15 chilometri servono mille dollari, una tenda per la famiglia ne costa altri mille. Per chi non lavora da anni e non ha risparmi è un ostacolo insormontabile”.

Molti, sospira Safwat, hanno ormai rinunciato a fuggire. “Alcuni mi dicono che preferiscono restare e morire sotto le macerie, piuttosto che affrontare l'ennesima fuga. In questi anni, sono stati sfollati anche dieci o dodici volte, avanti e indietro tra Gaza city e Rafah. Ora sono esausti”, racconta il giornalista.

Alkahlout denuncia la mancanza di una risposta internazionale: “Che vergogna per il mondo intero - dice -: non solo l'Occidente, ma tutti. Migliaia di persone sono già state uccise e ancora si discute se sia genocidio. Gaza è stata distrutta come passato, come presente e come futuro. Fermare la guerra: basterebbero queste parole, ma nessuno trova il coraggio di fare pressione su Israele”.

Ad Arrone, intanto, lui e la sua famiglia hanno per fortuna trovato accoglienza: “Per i miei figli, si tratta della prima volta che assaporano la libertà - accenna un sorriso Safwat -. Mai prima d’ora avevano vissuto senza razzi che cadono dal cielo o posti di blocco davanti a casa. La gente in Umbria ci ha accolto bene e qualcuno espone la bandiera palestinese dalle case. Non ci siamo mai sentiti estranei”. Il suo sogno, però, resta il ritorno. “Voglio tornare a Gaza e ricostruire”, sottolinea. “I palestinesi sono bravi a ricostruire - prosegue -, ma dall'altra parte c'è chi è più bravo a distruggere. È ora che il mondo dica basta e riconosca lo stato di Palestina. Senza coraggio internazionale non avremo mai indipendenza”.