BARBARA BERTI
Economia

L’ex operaio di Fiat e Gkn a Firenze: "Eravamo in duemila, c’era chi si licenziava dalle Ferrovie per entrare in fabbrica"

Massimo Galantini: negli anni Ottanta colonie per i figli e auto in sconto. "L’arrivo di Gkn ha fatto paura a tutti, soprattutto ai colleghi più anziani"

L’ex operaio di Fiat e Gkn a Firenze: "Eravamo in duemila, c’era chi si licenziava dalle Ferrovie per entrare in fabbrica"

Firenze, 15 settembre 2025 – "Chi aveva una Fiat poteva parcheggiare negli spazi aziendali, altrimenti le auto dovevano restare fuori. Lavorare per quell’azienda era considerato quasi un privilegio, tanto che c’era chi si licenziava dalle Ferrovie per entrare in fabbrica". È il ricordo di Massimo Galantini, 66 anni di Rufina, ex sindacalista ed ex tuta blu della Fiat di Firenze dal 1980 al 1994 e poi della ex Gkn fino al 2006.

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Un'immagine del 1947: il montaggio del Fiat 1100 ALR camioncino allo stabilimento Fiat Novoli di Firenze (foto Centro storico Fiat)

Come era la fabbrica negli anni Ottanta?

"All’inizio degli anni Ottanta ci lavoravamo in circa duemila persone, quello fu il massimo occupazionale. Quando sono entrato la fabbrica era ancora ‘all’antica’ perché la lavorazione era prevalentemente manuale, solo per gli spostamenti dei materiali si utilizzavano sempre i cestini, l’automatizzazione è arrivata dopo. L’attività principale era la lavorazione degli alberi di trasmissione per autovetture Fiat, Lancia e Autobianchi. Per la Fiat facevamo anche l’albero dello sterzo ed era sempre attivo il reparto trasmissioni per autocarri, aperto negli anni Cinquanta".

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E il clima che si respirava?

"Buono, si guadagnava bene. La lavorazione era a ciclo continuo, così facevamo i turni. Avevamo diversi benefit: le colonie per i figli, i circoli aziendali e le auto in sconto che potevamo cambiare ogni sei mesi. Per i 25 anni di lavoro in azienda veniva elargito un mese di stipendio doppio, per i 35 l’orologio d’oro. In quegli anni venivano da tutta la Toscana per lavorare in Fiat, un collega addirittura faceva il pendolare da Orte".

Dal punto di vista sindacale?

"Gli anni Settanta sono stati caratterizzati dalle lotte per lo statuto dei lavoratori, per la conquista dei diritti. Poi le cose sono cambiate. La ‘marcia dei quarantamila’ del 14 ottobre 1980 a Torino segnò la sconfitta del movimento sindacale: la manifestazione di impiegati e quadri che protestavano contro i picchetti che bloccavano le fabbriche, portando a un accordo che modificò radicalmente i rapporti tra azienda e sindacato. A Firenze non facemmo sciopero a oltranza ma ogni giorno proclamavamo alcune ore di sciopero, questo ci permise di andare avanti con la protesta ma al tempo stesso di avere un minimo di stipendio".

Nel settembre 1994 c’è stato il passaggio da Fiat a Gkn: che accadde?

"In quel periodo, la Gkn era già parte dell’indotto della Fiat e forniva la maggior parte dei componenti, i semiassi, utilizzati dal gruppo automobilistico. Nel 1996, con il trasferimento nella nuova fabbrica di Campi Bisenzio la produzione si apre ad altri marchi, come Bmw e Mercedes. Il passaggio fu ‘indolore’ per i più giovani, i neoassunti. Ma i più anziani non lo presero bene, in primis perché nonostante le lotte sindacali c’era un forte spirito aziendalista, quello che calcisticamente chiamiamo ‘attaccamento alla maglia’. L’arrivo di un nuovo proprietario spaventava, si aveva paura di essere licenziati, di perdere tanti benefit acquisiti con l’azione sindacale".

Lei ha lasciato il lavoro nel 2006: avrebbe mai immaginato un epilogo così per la Gkn?

"No, quando sono andato in pensione il lavoro non mancava. Finché alle spalle c’è stato un gruppo industriale le cose hanno continuato a girare per il verso giusto, con l’acquisizione da parte del fondo finanziario la produzione è passata in cavalleria".