
Successo del festival che coinvolge giovani e abitanti. Quando la cultura fa rivivere i luoghi abbandonati. .
Vincanta, il festival che anima l’antico borgo disteso sull’ultimo pianoro della valle del Lucido ai piedi del Pizzo d’Uccello, ha saputo "incantare" anche quest’anno, nonostante la pioggia che ha accompagnato le due giornate ma non ha arrestato la sua forza, abituato a resistere da sempre; prima ai drammi della guerra, poi al fenomeno dello spopolamento. È proprio per questo che il festival esiste, per custodire la memoria e, allo stesso tempo, per offrire nuova linfa a un borgo che, come tanti altri ai confini del "mondo della Lunigiana", prova a contrastare il lento scorrere del tempo che lo ha allontanato dal centro del commercio, della comunicazione e degli scambi culturali. Grazie a Vincanta, e alla comunità che ha abbracciato con convinzione il progetto, qualcosa sta cambiando. La tendenza all’abbandono si sta invertendo, anche se piano piano e sicuramente con risultati diversi rispetto al tempo che fu.
Il festival, che rappresenta il culmine del campus musicale dedicato a giovani artisti che vengono chiamati a vivere il borgo, porta con sé il desiderio di tornare a vivere questi luoghi. Con l’offerta culturale proposta, con il lavoro dei paesani e con la valorizzazione di spazi che un tempo appartenevano alla comunità, chi è partito inizia a desiderare di rientrare. Pur ridotta a soli due giorni, la manifestazione ha richiamato a Vinca un pubblico numeroso, e anche quest’anno è stata un grande successo, coinvolgendo tutti i presenti in una narrazione fatta di musica, canti, immagini, filmati e storie. Sul “palcoscenico” dell’evento, si sono susseguiti i contributi dei giovani musicisti, e anche di quelli più esperti, che hanno scritto nuove canzoni dedicate al paese e alla sua storia.
E poi, proprio la storia, è stata raccontata direttamente dai testimoni dell’eccidio. Tra gli eventi grande partecipazione anche per il percorso teatrale “Il soldato andato dal Chioso al Fossato”, snocciolato per le vie del borgo. Evocativa anche la mostra “Il Tempo Esposto” allestita dai vinchesi con oggetti, fotografie, sculture e dipinti che raccontano la storia e l’identità di Vinca. Infine, a conclusione della terza edizione del Festival, i tradizionali “Canti di Mezzanotte” al Santuario della Madonna della Neve. Un intreccio, quello di questi giorni appena trascorsi, che non ha voluto soltanto ricordare, ma anche trasmettere speranza e la volontà di rinascita di luoghi che chiedono e hanno il bisogno di rigenerarsi.
Anastasia Biancardi