
L’ira del sindaco di Zeri Petacchi per una frase del piano strategico "Servizi essenziali da salvaguardare per una vita dignitosa e sostenibile".
Quello delle Aree Interne è un argomento che sta facendo discutere molto a livello nazionale. A luglio Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile ha deliberato le modalità operative dello Psnai, andando però a toccare corde molto sensibili. Il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (Psnai) fornisce le linee guida degli interventi mirati di Governo e Regioni, a scalare, per rispondere alle necessità di ciascun territorio costituito dai Comuni distanti dai servizi essenziali e che vivono lo spopolamento, soprattutto giovanile. Si tratta di circa 4 mila comuni che ospitano 13 milioni di abitanti. All’interno di questi numeri si trova anche la Lunigiana con 13 dei suoi Comuni, Aulla esclusa, inserita nell’Area Interna “Garfagnana, Lunigiana, Media Valle del Serchio, Appennino Pistoiese”. Ad accendere il dibattito in questi giorni è un passo del documento: dice che alcuni territori "non possono porsi obiettivi di inversione di tendenza, ma nemmeno essere abbandonati a se stessi". Questo ha scatenato una forte reazione di sindaci, politici e associazioni. Una nota stonata, che sembra non dare speranza ad alcuni comuni che, secondo questa definizione, dovrebbero arrendersi al loro inesorabile destino.
Il sindaco di Zeri, Cristian Petacchi, da amministratore di un comune periferico della provincia apuan che fa parte delle Aree Interne, è direttamente chiamato in causa. "Le aree interne rappresentano una ricchezza a 360 gradi – sostiene –: sono custodi di identità, paesaggi, saperi antichi e comunità tenaci. Ma non possiamo più permettere che questi territori vengano lasciati soli ad affrontare le sfide del presente. Oggi più che mai è necessario salvaguardare i servizi essenziali, come sanità, scuola e viabilità, che costituiscono le fondamenta su cui costruire una vita dignitosa e sostenibile nei nostri comuni. A questi si aggiunge la necessità di sostenere concretamente il tessuto produttivo locale: aziende, artigiani e commercianti, che rappresentano il vero motore economico di queste comunità. Uno dei problemi più gravi con cui ci confrontiamo quotidianamente è lo strapotere dell’e-commerce, che con tutte le sue deleterie conseguenze sta svuotando i centri storici e mettendo in ginocchio le attività locali. Occorre un piano nazionale che regoli e riequilibri il fenomeno, prima che diventi irreversibile."
Mette poi l’accento su un argomento che incide sulla vivibilità nei piccoli comuni, ma che pochi affrontano. "E’ urgente intervenire sull’assegnazione degli appalti pubblici, in particolare per le opere infrastrutturali e di digitalizzazione – spiega – . Spes assistiamo a lavori affidati in subappalto a ditte non qualificate, prive di competenze, personale adeguato e mezzi tecnici. Il risultato sono opere realizzate male o in ritardo, disagi per la cittadinanza, danni ai fondi stradali, cavi sospesi pericolosamente ad altezza uomo che hanno già causato incidenti, anche gravi, a ciclisti e motociclisti. Spesso queste ditte operano in modo incivile, invadendo proprietà private come giardini o pascoli, sporcando e danneggiando senza alcun rispetto per chi abita questi luoghi. Quando si tratta di lavori invasivi e strategici, è fondamentale che vi sia una vigilanza quotidiana e che i lavori vengano seguiti da tecnici competenti, che abbiano a cuore non solo la buona riuscita dell’opera, ma anche il rispetto per le persone e per il territorio."
Secondo Petacchi "le aree interne non possono più essere considerate territori di serie B, e non si possono neppure leggere frasi come quelle in un documento così importante. Abbiamo bisogno di risposte, sì, ma soprattutto di rispetto, ascolto e competenza. Solo così potremo garantire un futuro vero ai nostri paesi e a chi ha scelto di restare o tornare."
Anastasia Biancardi