REDAZIONE MASSA CARRARA

L’opera di Siani fra i tesori in duomo. L’installazione starà dietro l’altare. Il parroco: "Monumento al lavoro"

Soddisfazione di Don Albanesi per la creazione che è un inno alla manualità e alla nostra identità

L’artista Francesco Siani mentre organizza il suo alletimento dietro l’altare maggiore nel duomo di Carrara. L’opera, dal titolo ’La parola’,. è stata voluta da Don Piero Albanesi per ricordare il valore e il dolore del lavoro

L’artista Francesco Siani mentre organizza il suo alletimento dietro l’altare maggiore nel duomo di Carrara. L’opera, dal titolo ’La parola’,. è stata voluta da Don Piero Albanesi per ricordare il valore e il dolore del lavoro

Dietro l’altare maggiore del Duomo di Carrara è comparso un segno nuovo, potente e silenzioso: una grande installazione permanente firmata dall’artista Francesco Siani, capace di intrecciare memoria, arte contemporanea e spiritualità. A parlarne è don Piero Albanesi, che ha seguito passo dopo passo il progetto: "Mi piace la sintonia che si è creata con Francesco. L’obbiettivo è dare vita a qualcosa che rimandi concretamente alla vita delle persone, a quello che sono, alla memoria di chi ha sacrificato tutto sul lavoro. È anche un monumento al lavoro stesso, alla manualità, senza la quale l’uomo perderebbe una parte fondamentale di sé. Un messaggio che è insieme spirituale e biblico".

Il cuore dell’opera sono un paio di scarponi da cavatore, consumati dalla fatica quotidiana e ora adagiati su un cuscino di velluto rosso, simbolo di dolore e fatica. Ai loro piedi, uno specchio riflette centinaia di nomi: quelli di chi in cava ha lavorato, sudato, sofferto, spesso pagando con la vita. Sopra, fili di lana colorati formano la scritta ’Parola’, come un arcobaleno sospeso, da raccogliere in piccoli gomitoli pronti a viaggiare nel mondo. Un intreccio di tragedia e speranza, memoria e futuro. Nelle parole dello stesso Siani, l’intento è chiaro: "La ’Parola’ è fondamentale in tutti gli ambiti umani, religiosi e laici. Trasmette amore, ma anche dolore. Gli scarponi raccontano la durezza del lavoro, la fatica e le morti in cava. Ma quel marmo, frutto di tanto sacrificio, è anche bellezza che ha nutrito l’arte di tutti i tempi".

A leggere l’opera in chiave critica è lo storico dell’arte Davide Pugnana, che sottolinea la forza di questo dialogo tra antico e contemporaneo: "Con quest’opera polimaterica Siani depone un nuovo segno tra le mura del Duomo, senza intaccarne la profondità storica. Riprende il linguaggio del ready-made, nato con Duchamp in un contesto laico e provocatorio, ma ne piega la vocazione dissacratoria verso la pietas. Gli scarponi diventano reliquia contemporanea, memoria viva delle vittime del lavoro in cava e simbolo universale di dignità".

L’installazione di Siani è un ponte tra la comunità e la sua storia, tra la durezza del lavoro e la ricerca di senso spirituale. Nel Duomo, luogo di fede e di bellezza, l’arte contemporanea torna a farsi voce della città.