
La lapide all’ingresso del cimitero di Santa Maria a Colle
Ieri pomeriggio a Santa Maria a Colle si è tenuta la commemorazione dell’eccidio dell’estate 1944 ad opera dei nazifascisti, con la deposizione di una corona alla lapide che ricorda le vittime. Sono intervenuti in presidente dell’Anpi Lucca, Romano Zipolini e il professor Paolo Buchignani dell’Isrec, mentre il parroco di Santa Maria a Colle ha impartito la benedizione.
Ecco un’analisi della tragica vicenda tracciata dalla studiosa Simonetta Simonetti, presidente dell’associazione ATVL
Quando la guerra divora, stravolge, ammorba animi e menti, quando un’arma, una divisa diventano armi di potere e distruzione perdendo di vista il loro primo autentico significato: difendere, proteggere. Quell’estate del ‘44 fu tristemente ricordata per le stragi, i soprusi, i rastrellamenti che la popolazione civile si trovò a subire. Perché la guerra non ha rispetto, ha solo uno scopo: distruggere e proclamare un vincitore. Parola malefica in questo caso: vincitore!
Quello che accadde a S. Maria a Colle in quella tragica estate è un’ulteriore testimonianza dell’inarrestabile devastazione causata dalla guerra, una triste realtà che ancora oggi, ora, in questo momento produce il suo terribile risultato. Grazie al Parroco del luogo Don Pio Serafini, al tenente medico dott. Pilade Nardi e al maggiore Raffaello Fambrini si era organizzato un piccolo ospedale per venire incontro alle più pressanti urgenze sanitarie della popolazione locale e di quella aggiunta, numerosissima e miserabile, degli sfollati. Testimonianza di come chi poteva non si tirava indietro per portare aiuto e soccorso come stava accadendo in altre località del territorio lucchese.
Gli organizzatori avevano cercato di allestire al meglio quel luogo di cura e avevano dipinto sul tetto una grande Croce Rossa che, pensavano, avrebbe preservato il luogo da incursioni e attacchi nazifascisti. Mera illusione, la guerra non rispetta leggi e quando chi è al comando ha la mente offuscata e ammorbata il pericolo diventa realtà.
La situazione precipita il 18 agosto 1944. Il 18 agosto 1944 il sottufficiale medico sergente Papuska, un assassino psicopatico, della XVI Panzergrenadier Division delle SS, si rende responsabile dell’omicidio in corte Cosci di Raffaello Giannini: lo preleva in casa sua e lo trasferisce a Nozzano dove lo ammazza in corte “Cosci”. ll 23 agosto lo stesso Papuska, giunto improvvisamente in corte “al Tenente” in compagnia del suo interprete soprannominato “il Bolzanino”, uccide, sotto gli occhi della madre, Alberto Vannucci e suo cugino, Cherubino. Non pago, Papuska obbliga l’anziana donna a scavare una fossa nel campo di patate di fronte a casa e le impone di seppellire i due corpi. Poi, tramite l’interprete, ordina che nessuno li rimuova per una sepoltura più degna, nel qual caso minaccia rappresaglie. Poi costringe due fratelli, Pompilio e Aurelio Vannucci, fratelli di Alberto e Pietro Vannucci, a seguirlo verso il comando tedesco. Li fredda, a colpi di pistola, lungo la strada.
Il giorno seguente, nel corso di un’ennesima sortita nella corte “Al Treppia”, uccide Alessandro Palagi. Gli stessi don Serafini e il dott. Nardi sono oggetto di persecuzioni e minacce di morte sono costretti ad abbandonare il paese per rifugiarsi a Lucca. Solo la coraggiosa denuncia di questi crimini operata dalla maestra Cesira Fambrini al Comando tedesco riesce a ottenere l’allontanamento del sergente Papuska da Santa Maria a Colle. Tutto questo è di una tremenda realtà, la follia umana, il senso del potere, la voglia di sopraffare l’altro, la voglia di “comandare” , di distruggere è il triste risultato che si verifica quando l’essere umano si sente minacciato da se stesso, la paura folle della solitudine relazionale si cela dietro a queste follie comportamentali e, quando, è al potere l’unica arma che sa usare è quella dell’annientamento di altri.
Educhiamo dunque i nostri figli alla pace, a cercare soluzioni ai conflitti in modo che nessuno ne abbia a dolersi. Impariamo la storia con onestà e impegniamoci a dipanare le discordanze, uniti diventeremo una forza e la nostra divisione la forza di altri. Come ATVL ci sentiamo uniti fortemente a S. Maria a Colle nel ricordo di quanti furono barbaramente uccisi.
Simonetta Simonetti(presidente ATVL)