MAURIZIO MATTEO GUCCIONE
Cronaca

La guerra del ‘Cin’. Il codice per B&B e affittacamere spacca il turismo

Confcommercio Toscana attacca: finalmente emerge quel sottobosco di offerta ricettiva che per anni è rimasto latente. Siamo di fronte a un cambiamento: dalla produzione alla rendita". .

Confcommercio Toscana attacca: finalmente emerge quel sottobosco di offerta ricettiva che per anni è rimasto latente. Siamo di fronte a un cambiamento: dalla produzione alla rendita". .

Confcommercio Toscana attacca: finalmente emerge quel sottobosco di offerta ricettiva che per anni è rimasto latente. Siamo di fronte a un cambiamento: dalla produzione alla rendita". .

Confcommercio Toscana alza il tiro sulla gestione dell’accoglienza turistica alla luce dell’introduzione del Cin, il codice identificativo che fotografa le imprese ricettive che hanno la partita Iva. Ne emerge un dato piuttosto significativo nella nostra Regione con il 25% delle imprese munite di Cin e il restante 75% che riguarda locazioni turistiche e B&B non professionali. Un dato che, lo vedremo, vede un’aderenza simile anche per quanto riguarda il Comune di Lucca.

Duro il commento del direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni: "Siamo di fronte a un cambiamento strutturale – afferma – che sembra spostare il baricentro del turismo dalla produzione di valore alla semplice rendita; con il Cin è finalmente emerso quel sottobosco di offerta ricettiva che per anni è rimasto latente: adesso abbiamo l’opportunità di governarlo, per non compromettere le performance delle imprese, che sono le uniche a garantire ricchezza e occupazione qualificata sul territorio, proventi all’erario e ai clienti i necessari standard di qualità, sicurezza e servizi".

I recenti dati sul turismo a Lucca, mostrano nei fatti un andamento analogo a quanto si legge nelle parole di Marinoni. Le strutture totali, a Lucca, ammontano infatti a 1860 unità; da queste vanno scorporate 378 strutture tra alberghi, agriturismi, affittacamere, B&B, residenze d’epoca, case e appartamenti adibiti a vacanze. Il dato, dunque, è leggermente inferiore alla fatidica soglia del 25% ma restituisce la natura di quanto esposto da Confcommercio Toscana.

Secondo Marinoni, però, non si tratta solo di una "concorrenza asimmetrica tra imprese tradizionali che sostengono costi elevati e affitti brevi che operano con costi minimi e cedolare secca creando una competizione percepita sleale" ma anche "dell’eccessiva frammentazione dell’offerta che impedisce una strategia turistica unitaria, rallentando l’innovazione e svuotando i centri abitati, visto che l’enorme redditività degli affitti brevi sottrae alloggi al mercato residenziale, alimentando spopolamento e disagio abitativo".

Un problema, in effetti, reale, ormai comune ai centri storici e alle città d’arte. A Lucca, l’assessore al turismo Remo Santini evidenzia come dal punto di vista dei controlli, l’amministrazione si stia muovendo, anche se, sulla questione, pende l’impugnazione del governo alla Corte costituzionale della legge regionale 61/2024 motivando l’atto in virtù delle disposizioni sull’applicazione proprio dei limiti agli affitti brevi nei Comuni turistici, in fatto di competenze statali su concorrenza e ordinamento. Prosegue il direttore di Confcommercio Toscana: "Viene da chiedersi se in Italia il turismo sia considerato un’impresa o no; se vogliamo puntare su questo settore economico in maniera scientifica, il governo deve intervenire con urgenza per regolamentare le locazioni turistiche, oggi normate solo dal Codice civile, e fornire ai Comuni strumenti urbanistici per arginarne l’espansione incontrollata".

Conclude Marinoni: "Il Codice civile permette giustamente a ogni cittadino di disporre del proprio immobile come meglio crede, ma gli affitti turistici non possono restare fuori da ogni regola".

Maurizio Guccione