CHIARA TENCA
Cronaca

Un cumulo di rottami. Palestra nel verde vergogna a cielo aperto

Cartelli divelti, reti sfondate, attrezzi distrutti e schegge di legno ovunque. Viaggio tra le rovine di un’area che potrebbe essere il paradiso degli sportivi.

Cartelli divelti, reti sfondate, attrezzi distrutti e schegge di legno ovunque. Viaggio tra le rovine di un’area che potrebbe essere il paradiso degli sportivi.

Cartelli divelti, reti sfondate, attrezzi distrutti e schegge di legno ovunque. Viaggio tra le rovine di un’area che potrebbe essere il paradiso degli sportivi.

Giro ginnico o esperienza da incursori? L’altro pomeriggio il dubbio mi è onestamente venuto mentre mi accingevo a visitare la palestra nel verde al Parodi, o meglio quel che ne resta. Da circuito per praticare lo sport all’aria aperta a desolazione en plein air, cattedrale del fitness, della salute e dello star insieme drammaticamente decaduta. E, ovviamente, occasione perduta. Mentre in città si tagliano nastri, Dio solo sa quanto ce ne sarebbe bisogno anche qui, fra il Telegrafo, la chiesetta di Sant’Antonio e il sentiero che porta a Campiglia, tutti snodi verso le vie battute della meraviglia, dalle celebri scalinate per Tramonti alla Madonna di Montenero. La lambiscono le coppie con Fido, gli escursionisti stanchi che alla fine si ristorano nel bar dietro la chiesetta, qualche bambino, un ciclista in mountain bike, ma solo in due si fermano. Temerari! E, anche se non c’è il viavai di camminatori dell’autunno, non posso non chiedermi perché in mezzo a tanta bellezza si piombi ancora nel 2025 nel degrado. Sì signori, ancora: perché giusto un annetto fa, questa volta in compagnia di increduli parenti venuti da fuori, mi ero trovata in un’identica situazione. Un po’ kafkiana, via: perché vogliamo il turismo, vogliamo la vita all’aria aperta e poi abbiamo un percorso così a portata di mano e lo facciamo marcire? E così, la cugina venuta dalla Toscana era un continuo sgranare gli occhi, che a un certo punto ho pensato fosse meglio riportarla alla chiesetta per evitarle inconvenienti oftalmici. Ma dopo dodici e rotti mesi, io sono ancora qua, eh già, in compagnia del collega Massimo Pasquali armato di macchina fotografica per immortalare un decadimento che a palazzo civico non devono ancora aver assimilato. E con lui, intrepidi e sprezzanti dei pericoli, andiamo per documentare lo stato attuale della palestra nel verde ai nostri lettori, venendo catapultati in una specie di ’Giochi senza frontiere’, anche se per un attimo ho pensato fosse uno Squid Game, perché più volte ho avuto paura di rientrare a casa con qualche ossicino rotto. E non parlo delle classiche foglie, ma dei tronchi tagliati che languivano in ogni angolo, della vegetazione che ostruiva le stazioni, dei cartelli divelti che ci puoi giocare a sciangai con le parallele ormai marce e sfinite. E delle reti sfondate, dei legni che devi star attenta a metterci la mano, se non vuoi rientrare dalla gita con una bella parure di schegge nel palmo. Ora, non voglio esser blasfema, lungi da me, ma più che un percorso fitness nella natura, la palestra nel verde mi pare ormai una Via Crucis. Fra flessioni, salite e discese, camminate in equilibrio, sollevamenti, arrampicate, dondolamenti, salti e molto altro che non farò mai, almeno qui. Mi consolerò al Montagna, che vi devo dire. Perché ormai ho perso le speranze di una riqualificazione: qui ci sarebbe da togliere e rifare tutto da capo. Un bel Ctrl X e un bel Ctrl V in discarica e passa il pensiero.

Ricordo che pochi mesi fa il consigliere d’opposizione Andrea Montefiori denunciò il lungo digiuno in tema di riqualificazioni per questo percorso nel polmone verde sopra la città: "l’ultima risale al 2011". Ebbene sì: 14 lunghi anni senza interventi e si vede. Pensare che io la palestra nel verde me la sono vissuta a lungo da bambina: dopo il mare, era il posto della felicità, insieme ai miei genitori e a mio fratello, fra felci, ombra e farfalle. Non sarebbe bello, oggi tornare a offrire ai visitatori un percorso originale e capace di attirare un turismo lento e rispettoso? Ma poi, perché pensare solo a loro? Alla fine il Parodi non è il monte del cuore degli spezzini? Certo che aver il pane e non i denti…