
Angelo e Alfonso Naclerio, titolari del ristorante e affittacamere ’O’ Sole Mio’
La Spezia, 21 agosto 2025 – Monconi, rimasti lì in balia di sé stessi. E’ quel che resta di alcuni platani tagliati, tristi totem, lasciati a fiancheggiare una delle arterie della nostra città. Ma le sorti dei grandi alberi, vera barriera naturale di viale San Bartolomeo, sembrano quelle del loro stesso quartiere. Sono passati otto anni da quando vennero presentati alla comunità i progetti destinati a cambiare il volto della zona: il progetto della fascia di rispetto, rimasto lettera morta, e quello della temporanea barriera fonoassorbente, oggi inghiottita dalla vegetazione selvaggia.
«I rumori si sentono, qua non c’è neanche la barriera – esclama Claudio Buttone, dipendente de La Boutique del caffè –. Una barriera discontinua e per di più incolta non ha senso. E non parliamo dei platani, lasciati crescere senza potatura. Qua potrebbe essere realizzata una pista ciclabile che eviterebbe lo sfrecciare pericoloso di bici e monopattini su questo marciapiede, sul quale affacciano i negozi e che puliamo noi tutte le mattine, altrimenti si ridurrebbe come il suo opposto, invaso da foglie secche e rifiuti di ogni tipo». In effetti basta gettare un’occhiata oltre la carreggiata per vedere residui di spazzatura e anche due carrelli di supermercato abbandonati. «Qui si fa un gran parlare di barriera e fascia di rispetto – conclude Buttone – ma in cinque anni, tanti ne sono passati da quando sono arrivato, non è cambiato nulla».
«Abito in quel palazzo – dice Orietta Bianchetti indicando un edificio vicino alla chiesa – e i rumori li sento proprio tutti». Il frastuono di cui parla Orietta non si limita allo sferragliare dell’attività del porto: «Spesso si sentono persone litigare, così come non mancano danni alle auto in sosta. Ma nessuno vede mai nulla e chi ha i danni, se li paga». Pensare che parliamo di un rione con una borgata, gloria del Palio del Golfo. «Il Canaletto è diventata una zona retroportuale, un’area di serie B – commenta – Michael Lucchini, dipendente di Nonsolo bar, all’angolo di via Giulio Della Torre –. Ogni volta che qui chiude un negozio è per sempre, non c’è ricambio. Hanno chiuso l’edicola, la pescheria e persino il negozio dei cinesi. E’ un quartiere che si sta spopolando, senza più negozi e con parcheggi di un euro all’ora, come a Roma».
C’è poi chi si è trasferito, scegliendo proprio questo quartiere: «E’un anno che mia moglie ed io siamo venuti ad abitare qui da Marina di Massa – spiega Emiliano Ramagini, titolare della pasticceria Memi in via del Molo –.Abbiamo infatti comprato un appartamento che affaccia proprio sul viale, con una grande terrazza, e devo dire che da quando abbiamo messo gli infissi fonoassorbenti stiamo bene. Più che il porto è la viabilità che è terrificante: a tutte le ore sfrecciano motociclette rumorosissime. Un vero problema invece sono le polveri – conclude –: si depositano sui davanzali che vanno lavati più volte al giorno. Proprio alla fuliggine, gli alberi fanno da barriera».
Chi è qui da 33anni e il quartiere lo ha visto cambiare è Angelo Naclerio, titolare con suo fratello Alfonso della trattoria e affittacamere O’ Sole mio: «Anche se ci sono rumori noi qui stiamo bene e lavoriamo per i molti turisti che vengono. Una tempo alle 21 non c’era più niente, mentre ora fino a mezzanotte c’è vita anche per gli spezzini che non sono più costretti a spostarsi fuori città per passare una serata». «Abitiamo qui dal 2013 – spiega Paolo Cevasco, residente in un palazzo d’epoca del 1906 – e benché si sentano i rumori, soprattutto quelli del treno e della movimentazione dei muletti con i loro segnalatori di sicurezza, da qualche anno il problema si è ridotto. Un altro piccolo problema è il deposito di materiale ferroso sulle finestre che interessa però, probabilmente, i palazzi più vicini».