ILARIA VALLERINI
Cronaca

La polemica corre sulla spiaggia. Balneatori, Buticchi all’attacco: "A rischio migliaia di posti di lavoro"

L’ex presidente di Fipe Confcommercio contro la politica e l’assalto delle multinazionali estere "Anche nel Belpaese litorale accessibile con dieci euro, lo Stato intasca la metà dei guadagni" .

Una spiaggia del litorale delle Cinque Terre. Sul futuro delle concessioni demaniali è intervenuto l’ex presidente di Fipe La Spezia, Marco Buticchi

Una spiaggia del litorale delle Cinque Terre. Sul futuro delle concessioni demaniali è intervenuto l’ex presidente di Fipe La Spezia, Marco Buticchi

Quella sulle poche spiagge libere, quella sui prezzi alle stelle negli stabilimenti balneari, e quella immancabile sulle concessioni demaniali: è l’estate delle polemiche in riva al mare. Temi ricorrenti che toccano da vicino anche le nostre coste, sui quali interviene anche Marco Buticchi, scrittore e gestore dello stabilimento Lido di Lerici, nonchè ex presidente di Fipe Confcommercio.

"L’Italia sarà presto costretta ad affidare agli appetiti internazionali ogni centimetro o quasi dei Patri confini, e non vola una mosca" dice Buticchi, che mette nel mirino "i picconatori televisivi che, in vacanza a Naxos, denunciano il lavoro balneare di trentamila famiglie italiane come ‘illogico e non allineato con l’Europa’".

Per Buticchi "gli italiani si sono inventati, a suon di lavoro e ingegno, il turismo balneare quasi tre secoli orsono. Da allora, i concessionari hanno continuato a migliorarsi, gestendo flussi turistici che contribuiscono a un cespite notevole del Pil (10-13%). Dobbiamo adesso regalare tutto questo alla prima multinazionale che passa e che, se non è già esentata dal pagamento delle tasse per incomprensibili ‘favori’ internazionali, trasferisce i suoi utili in inaccessibili paradisi fiscali facendo sberleffi all’erario e ai concessionari usurpati. Provi, ogni detrattore del lavoro altrui, a capire che il canone d’affitto versato dai concessionari è ciò che l’affittuario (lo Stato) chiede a suo insindacabile giudizio. Quello stesso Stato che è il maggiore azionista di ogni impresa familiare: se le cose vanno bene, l’erario si metterà in tasca la metà dei guadagni senza colpo ferire".

Nel mirino anche i presunti prezzi da capogiro: "La realtà non è così: anche nel Belpaese ci sono spiagge accessibili con dieci euro per due sedute e un ombrellone, mentre la media nazionale si aggira sui 30, 40 euro. Provi ogni detrattore a non credere ai falsi scenari di maggiore libertà a prezzi inferiori: i regolamenti voluti dai governatori dei politici si faranno sempre più restrittivi e i nuovi concessionari, per ammortizzare attrezzature e canoni, saranno obbligati ad aumentare i prezzi. Anche se, chi arriverà facendo man bassa di secoli di sacrifici, si arricchirà indebitamente delle strutture fisse e dell’avviamento d’azienda di chi lo ha preceduto. In tutto questo, in pericolo ci sono i posti di lavoro di trentamila famiglie di concessionari italiani, e non solo. Purtroppo per loro, pare che la politica, dopo aver sostenuto i diritti dei concessionari cambiando parere come banderuola al vento, oggi non risponda neppure agli appelli di chi vede vite intere di lavoro vanificarsi per interessi poco chiari. State attenti, italiani: modificare questa ingiustizia a giochi fatti, risulterà impossibile".