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Gli agghiaccianti vocali del femminicida della Spezia: “I miei figli devono soffrire”

Umberto Efeso ha ucciso Tiziana Vinci il 13 agosto. Poco dopo ha mandato un messaggio al datore di lavoro per “scusarsi” e incolpare i figli. Alla donna però avrebbe detto “non dovevi mettermeli contro”

Gli agghiaccianti vocali del femminicida della Spezia: “I miei figli devono soffrire”

La Spezia, 18 agosto 2025 – risvolti agghiaccianti emergono dalla vicenda della Spezia, il femminicidio di Tiziana Vinci a opera dell’ex marito Umberto Efeso, autotrasportatore di 57 anni. Quattro giorni fa Efeso ha accoltellato Tiziana Vinci nella villa dell’imprenditore della logistica Alessandro Laghezza, datore di lavoro di entrambi.

Proprio a Laghezza il femminicida aveva inviato un messaggio vocale alle 11,48 del 13 agosto, giorno del delitto, nel quale “si scusava e chiedeva perdono”, incolpando però i figli di aver “condizionato la madre”. “E ora devono piangere amaro – dice Efeso nel messaggio – la devono tenere sulla coscienza. Loro l'hanno ammazzata, io l'amavo mia moglie. Era la vita mia mia moglie”. La coppia aveva sei figli.

Non si tratta però dell’unico messaggio mandato dall’assassino: poco prima, alle 11,30 circa, Efeso aveva mandato un messaggio vocale anche a un amico: “Ho ammazzato mia moglie”, diceva, anche in quel caso incolpando i figli.

Arresto convalidato

Proprio questa mattina è stato convalidato l'arresto di Efeso. Confermata l'ipotesi di reato, ovvero omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dal vincolo coniugale. Nell'ordinanza di convalida firmata dal gip Lottini, la ricostruzione dell'uccisione in base alle parole della testimone, la collega di Tiziana Vinci, che ha assistito all'omicidio e che ha riferito le parole di Efeso alla moglie dopo la prima coltellata al fianco: “Non dovevi mettermi contro i figli”.

Tra i particolari emersi dopo il delitto, anche il giallo del braccialetto elettronico che sarebbe stato malfunzionante per giorni. E’ emerso che l'autotrasportatore spezzino si è liberato del braccialetto elettronico dopo aver compiuto il delitto ed esser scappato dalla villa dell'imprenditore nella quale la donna prestava servizio. Braccialetto elettronico che poi è stato gettato via durante le breve fuga in auto che si è conclusa alla caserma dei carabinieri di Ceparana.

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