NICOLA CIUFFOLETTI
Cronaca

Olio, le previsioni in Maremma: “Meno olive, ma qualità molto alta”

Fabrizio Filippi, presidente dell’Olma e del Consorzio di tutela dell’olio extravergine toscano Igp, si aspetta un’annata di questo tipo. Preoccupa un po’ la presenza diffusa della mosca olearia

Fabrizio Filippi, presidente di Ol.Ma e del Consorzio di Tutela dell’Olio extravergine toscano Igp

Fabrizio Filippi, presidente di Ol.Ma e del Consorzio di Tutela dell’Olio extravergine toscano Igp

Grosseto, 11 settembre 2025 – La prossima raccolta delle olive in Maremma si apre sotto il segno della cautela. A poche settimane dall’inizio ufficiale della stagione olivicola – previsto tra fine settembre e inizio ottobre – gli olivicoltori della provincia di Grosseto si preparano ad affrontare un’annata di «scarica», come spesso accade dopo un raccolto particolarmente generoso, com’è stato quello del 2024. Siamo quindi all’interno del classico ciclo ’biennale’ dell’olivo, che alterna annate ricche a stagioni meno produttive.

Si raccoglieranno meno olive, questo è ormai certo, ma non tutto è da leggere in chiave negativa: la qualità dell’olio atteso sembra promettere molto bene.

«La Maremma sarà come sempre la prima area della Toscana a partire con la raccolta – spiega Fabrizio Filippi, presidente di Ol.Ma e del Consorzio di Tutela dell’Olio extravergine toscano Igp – e anche se le quantità non saranno quelle dello scorso anno, la qualità dell’olio sarà eccellente, nonostante le difficoltà climatiche e la presenza della mosca olearia».

A tenere sulle spine gli oltre 8.000 olivicoltori maremmani è stata, nelle ultime settimane, la presenza diffusa della mosca olearia, favorita da un’estate insolitamente mite. Il caldo, solitamente nemico dell’insetto, è mancato, e questo ha reso più difficile il controllo delle infestazioni. Per chi ha saputo intervenire in tempo con sistemi di monitoraggio e contenimento, la situazione è sotto controllo. Ma dove le contromisure non sono state tempestive, il rischio è di avere una resa troppo bassa per giustificare i costi della raccolta. E proprio i costi sono un’altra grande preoccupazione del settore: dal gasolio per i mezzi agricoli ai prodotti per la difesa fitosanitaria, tutto è aumentato, rendendo ancora più dura la sopravvivenza per le piccole aziende olivicole. Questo spinge molte realtà all’abbandono delle olivete, con una perdita non solo economica, ma anche culturale e paesaggistica. La strada per il futuro sembra tracciata: investire sulla qualità.

La certificazione Igp «Olio Toscano«, oltre a garantire un prodotto tracciato e tutelato, permette (ad oggi) di non risentire dei dazi e conquista sempre più consumatori all’estero.

«Un litro d’olio non nasce in un giorno – ricorda Filippi –, ma è il frutto di un anno di lavoro, oggi più complesso che mai. Solo puntando sulla qualità, sull’innovazione e sull’identità del nostro territorio possiamo restare competitivi, anche contro prodotti esteri di basso livello».

I numeri parlano chiaro: nel 2024 la Maremma, che da sola rappresenta un quarto delle superfici olivicole della Toscana (oltre 21.000 ettari in produzione), ha prodotto 168mila quintali di olive, in aumento rispetto ai 120mila del 2023. Di questi, 22mila quintali sono stati certificati come olio Igp Toscano.

Intanto, l’export dell’olio e dei grassi vegetali toscani vola: 281 milioni di euro nel 2024, contro i 176 milioni del 2023. Il futuro passa necessariamente dalla qualità, identità e sostenibilità. La sfida ora è rendere l’olivicoltura più sostenibile economicamente e ambientalmente.