MARIA VITTORIA GAVIANO
Cronaca

L’amore e l’amicizia: Beppe Fiorello e il primo film da regista, “Racconto una storia dimenticata”

Alla Festa di Cinema di Mare a Castiglione della Pescaia l’intervista all’attore e showman. Il dialogo con Giovanni Veronesi sul palco. Tanti i volti noti che si alternano nella rassegna

Beppe Fiorello in un momento della serata a Castiglione della Pescaia

Beppe Fiorello in un momento della serata a Castiglione della Pescaia

Castiglione della Pescaia, 27 agosto 2025 – Quanto può essere strano l’amore? A volte così tanto, all’inizio così semplice per poi rintanarsi in istanti travolgenti al punto di arrivare ad un bivio: ci sono due uscite, prendere o lasciare, ma anche c’è chi è disposto a trovare dei compromessi per la strada.

Per chiunque è sempre un po’ un raccontare delle proprie stranezze d’amore. Ma lo si può capire meglio guardando un film, però prima c’è chi ha avuto la fortuna, perché è una fortuna, di ascoltare le parole di un regista che non utilizza mezze parole, è delicato ma allo stesso tempo riesce a colpire il suo pubblico, catapultandolo in ciò che dice con grande sensibilità.

“Ho sempre avuto il desiderio di raccontare la storia di quei due giovani, per non dimenticare i ragazzi di Giarre e lo penso e desidero da prima di voler fare ciò che faccio nella vita”.

Così racconta Beppe Fiorello su cosa lo ha spinto a rendersi regista della sua prima pellicola cinematografica “Stranizza d’amuri” (2023) durante la penultima serata della Festa di Cinema di Mare a Castiglione della Pescaia diretta dal regista e sceneggiatore Giovanni Veronesi.

Ispirato ad un fatto di cronaca degli anni 80: il delitto di Giarre, la pellicola è dedicato alle due vittime, Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola. Sicilia, estate 1982. Gianni un diciassettenne gay, bullizzato dai suoi coetanei e sostenuto unicamente dalla madre Lina, vede cambiare la sua vita quando, per un casuale incidente in motorino, incontra il sedicenne Nino. Nasce tra di loro una grande amicizia, che si trasformerà in un sentimento che i ragazzi saranno costretti a mantenere segreto, a causa del forte pregiudizio tipico dell'epoca e del posto in cui vivono.

“Da quando sono ragazzino spesso sentivo raccontare di quei due ragazzi di Giarre, in provincia di Catania - prosegue raccontando -.Nel 1980 questi vengono uccisi e lo dico io perché si diceva che fosse un omicidio-suicidio e fu archiviato così. Quindi ciò che si vede è una mia visione, non ho la verità in tasca della sorte di questi due ragazzini ma ho sempre avuto nel cuore questa storia. Avevo voglia di raccontare delle storie, nella mia timidezza, nel mio gruppo ero sempre colui che raccontava qualcosa, come le storie del paese, le romanzavo anche. Un altro motivo del perché di questo film è quando nel 1980 vennero trovati i corpi di Tony e Giorgio, un mese dopo per le strade di Catania si formò un movimento di protesta - qui un dettaglio importante- perché si era capito che era stato un omicidio di stampo omofobo. A capo di questo movimento di protesta c’erano un giovanissimo Nichi Vendola, l’allora attivista per i diritti civili Francesco Rutelli. Fu il movimento che pose le basi per l’Arcigay. Quindi pensare che il più noto movimento per i diritti civili sia nato in Sicilia, quella terra di stereotipi da sempre come mafia, patriarcato, marciamo e maschilismo mi inorgoglisce”.

Una storia avvincente e tanto cara a Fiorello che ha davvero aperto il suo cuore. Le parole di Veronesi sul film contengono una domanda. “Questa pellicola – dice Veronesi – mi ha fatto diventare più amico di lui. Ma mi chiedo come hai fatto a far capire la storia a quei due ragazzini che hai scelto, che non erano nemmeno attori?” “Nascevano d’istinto le cose che volevo dire ai ragazzi - spiega, Beppe Fiorello, arrivando ad una conclusione molto importante - Non avevo preparato un discorso. Ma gli dicevo sempre: ‘Guardatevi come due amici prima di tutto’, perché credo che una delle espressioni più alte dell’amore è l’amicizia, io amo i miei amici, non mi sentivo di dargli delle indicazioni. E questo film ha scatenato delle piccole polemiche su come un film che racconta una storia omosessuale sia stato girato da un regista eterosessuale e questa cosa mi ha fatto pensare molto - afferma qui un dettaglio delicato, l’emblema che lascia il film -. C’è tanto ancora da fare. Però mi ha inorgoglito. Ho cercato di dare indicazioni ai ragazzi dicendoli di essere amanti perché amici, perché ci si riconosce, perché si provano delle vibrazioni però ho puntato allo sguardo di due amici che si somigliano”. Tanto strano l’amore quanto il nome dato al film, o quanto meno particolare, ma lo spiega Fiorello: “Questo film l’ho pensato senza un effetto finale che potesse avere nel pubblico, non ho lavorato sulle potenzialità - dice -. La canzone di Franco Battiato ‘Stranizza d’amuri’ ha dato il nome al film ed ho sempre pensato sia perfetta: la difficoltà di due ragazzi ad abbracciarsi ed amarsi. Come dice Battiato ‘mentre là fuori si muore sento nel mio cuore un’attrazione per te, una stranezza d’amore’. Quindi mi sembrava proprio perfetto per il mio film”.

“Sono un po’ invidioso di questo film che hai fatto - continua Veronesi - voglio essere il tuo prossimo spettatore del nuovo film”. E arriva lo spoiler sul futuro film di Fiorello, dato da lui stesso. “In questo vi ho portati io in un posto, nella mia Sicilia - conclude - nel prossimo saranno i protagonisti a portarvi in tanti luoghi. Quindi sarà un viaggio molto lungo”.

Intanto però, dopo questa conclusione d’impatto, rimarrà nel cuore e nella mente le note di quella canzone che ha accompagnato tutta la sera, una stranezza di amori. Forse è stato proprio questo ad aver coinvolto così tanto le persone: la semplicità di una vita quotidiana e della stranezza dell’amore che ognuno (chi più, chi meno) si ritrova a vivere.