NICOLA CIUFFOLETTI
Cronaca

Impianti e preoccupazioni: "Da biogas a biometano?. Serve un confronto serio"

Quattro associazioni scrivono ai sindaci di Grosseto e Castiglione e al presidente della Provincia per la struttura presente a Cernaia.

Roberto Barocci (Forum Ambientalista) è uno dei quattro firmatari della lettera inviata agli amministratori. Insieme a lui ci sono Anna Bardelli (Italia Nostra), Luca Passalacqua (Wwf) e Matteo Della Negra (Grosseto Aria Pulita)

Roberto Barocci (Forum Ambientalista) è uno dei quattro firmatari della lettera inviata agli amministratori. Insieme a lui ci sono Anna Bardelli (Italia Nostra), Luca Passalacqua (Wwf) e Matteo Della Negra (Grosseto Aria Pulita)

È arrivata sulle scrivanie del sindaco di Grosseto Antofrancesco Vivarelli Colonna, della sindaca di Castiglione Elena Nappi e del presidente della Provincia Francesco Limatola una richiesta sulla riconversione dell’impianto a biogas di Cernaia in impianto a biometano, autorizzata a gennaio scorso dal Comune di Grosseto. Nella lettera – sottoscritta da Anna Bardelli (Italia Nostra), Roberto Barocci (Forum Ambientalista), Luca Passalacqua (Wwf) e Matteo Della Negra (Grosseto Aria Pulita) – si esprime "profonda preoccupazione" per "i possibili effetti sull’ambiente legati all’aumento dei materiali in ingresso e dei volumi di acque meteoriche in uscita".

Oltre alla portata industriale dell’intervento, a rendere delicata la situazione è la stretta vicinanza allo sito Zsc/Zps della Diaccia Botrona (area protetta sottoposta alle direttive ’Habitat e Uccelli’ e riconosciuta zona umida di interesse internazionale secondo la Convenzione di Ramsar). La connessione idraulica tra l’impianto e quest’area ecologica protetta, secondo i firmatari della lettera, aumenta la sensibilità dello scenario.

Le associazioni scrivono che "il progetto è stato autorizzato attraverso la Procedura abilitativa semplificata (Pas): un iter previsto per interventi di modesta entità, che però, in questo caso, appare inadeguato per valutare i rischi ambientali e sanitari". Inoltre, sottolineano l’assenza di momenti di confronto o partecipazione pubblica. "Il Padule della Diaccia Botrona – scrivono – non è un fazzoletto di terra qualsiasi, ma un patrimonio di biodiversità, radicamento culturale e valore scientifico riconosciuto a livello internazionale".

Per questo, chiedono l’attivazione "di un processo partecipativo che regolamenta i dibattiti pubblici e le pratiche partecipative locali" così da "promuovere un percorso di confronto pubblico, accessibile a cittadini, associazioni e istituzioni, prima di eventuali contenziosi o decisioni definitive". Una richiesta che "vuole premiare la trasparenza e mettere a sistema la partecipazione come prassi democratica: un’iniziativa di buona amministrazione, by design, che può rafforzare la fiducia tra cittadini e Istituzioni, evitando distanze e sospetti".

Le associazioni si sono dichiarate disponibili a "fornire maggiori informazioni, contributi scientifici e di metodo per affiancare le Amministrazioni nella definizione del processo".