NICOLA CIUFFOLETTI
Cronaca

Il ’Caro ombrellone’?. Secondo l’Istat non c’è

Avvento: "Aumenti del 3,4%, ben al di sotto dei rincari di altri settori"

Daniele Avvento

Daniele Avvento

I dati Istat non lasciano spazio a dubbi: il ’caro ombrellone’ è ben lontano dall’essere la vera causa dell’aumento dei costi per le vacanze estive. Questo almenp è quello che emerge dal report dello scorso 11 luglio che fotografa l’andamento dei prezzi nel nostro Paese nel corso dell’anno. Tra rincari record per voli nazionali, generi alimentari, energia e servizi turistici, spicca un dato in controtendenza: l’aumento più contenuto riguarda proprio i servizi di spiaggia, con un +3,4% annuo, ben al di sotto di altri comparti. Una realtà che trova conferma anche nella voce di Daniele Avvento, presidente provinciale del Sib Confcommercio.

"L’Istat – dice – ha smascherato un’ignobile campagna denigratoria contro i balneari italiani. La realtà è ben diversa da quella raccontata da qualcuno: siamo il settore che ha contenuto di più gli aumenti, pur tra mille difficoltà".

I numeri parlano da soli: +39,5% per i voli nazionali, +23,4% per il caffè al bar, +20,5% per l’energia elettrica, +10,3% per traghetti e pacchetti vacanze, +9,9% per il noleggio auto, +6% per le strutture ricettive e persino un +4% per i musei statali. I servizi balneari si fermano ad +3,4%: "Ad incidere davvero è il caro vita, non il caro ombrellone", dice Avvento.

E la situazione è ancor più significativa in una provincia come quella di Grosseto, dove il settore balneare rappresenta una colonna portante dell’economia locale, generando occupazione, indotto e attrattività per il territorio, contribuendo in maniera determinante alla tenuta sociale ed economica della provincia, soprattutto nei mesi estivi. Ma c’è un altro aspetto che spesso sfugge ai commentatori: i costi di gestione delle imprese balneari.

"Se poi si vanno ad analizzare i costi di gestione delle imprese balneari – conclude Avvento – emerge un altro dato fondamentale: aumenti medi del 10% tra materie prime, energia, manutenzioni e costo del personale. Ricordiamo che il contratto collettivo è stato rinnovato a giugno 2024 e ha impattato in maniera rilevante sui conti del 2025. D’altra parte anche gli stipendi dei nostri dipendenti sono stati giustamente adeguati per effetto di un’inflazione galoppante".

Un comparto quindi che non solo ha dovuto affrontare costi crescenti, ma ha scelto di non riversarli interamente sull’utenza, cercando di mantenere un equilibrio tra sostenibilità economica e accessibilità del servizio. Il tutto, in un contesto generale di inflazione che sta colpendo ogni ambito della vita quotidiana.

N.C.