
Lo studente umbro Carlo Acutis, morto nel 2006 a soli quindici anni
È il 2 luglio 2022. Valeria Valverde, una ragazza di 21 anni del Costa Rica arrivata a Firenze per studiare, lotta tra la vita e la morte in seguito a un terribile incidente in via Tornabuoni. La giovane è caduta dalla bicicletta, ha battuto la testa in modo violento ed è finita in coma. Dopo l’incidente viene portata in gravi condizioni all’ospedale Careggi di Firenze, dove i medici fanno di tutto per salvarla.
Nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe accaduto. La guarigione di quella ragazza è stata infatti attribuita dalla Chiesa all’intercessione di Carlo Acutis. È il secondo miracolo che il Vaticano gli riconosce, aprendone la strada per la canonizzazione. Mentre Valeria è in ospedale, sei giorni dopo l’incidente, la mamma Liliana va ad Assisi, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a pregare davanti al corpo di Carlo Acutis. In serata riceve una chiamata: la figlia si sta riprendendo.
Signora Valverde, cosa è successo quel giorno ad Assisi? "Sono arrivata ad Assisi alle 8 di mattina. Stavano aprendo la Chiesa e ho cominciato a pregare nel santuario davanti al corpo di Carlo. Volevo chiedergli di guarire Valeria, mia figlia. Sono stata lì 4 ore, dalle 8 alle 12, perché ricordo che alle 12 chiudevano il santuario".
Cosa ha chiesto a Carlo? "Ho chiesto di intercedere con Dio per la guarigione di mia figlia e di restituirmela così come mi era stata affidata. Una ragazza di 21 anni che stava bene, sia mentalmente che fisicamente".
Ha avuto la sensazione che Valeria si sarebbe salvata? "Mentre ero in chiesa è successa una cosa meravigliosa, spettacolare. Ho sentito che stavo entrando in connessione con Carlo e con Dio. Pregavo e piangevo molto ma all’improvviso ho iniziato a percepire delle sensazioni positive, molto belle. Dopo aver lasciato il santuario ero assolutamente certa che Valeria sarebbe guarita e che sarebbe stata bene. Non avevo alcun dubbio. Penso che questo sia il miracolo della fede".
Valeria cosa le ha detto quando ha saputo cosa aveva fatto Carlo per lei? "Quando Valeria si è svegliata dal coma e le ho raccontato che ero andata a pregare Carlo perché intercedesse con Dio per la sua guarigione lei all’inizio ne è rimasta sorpresa ma poco dopo mi ha fatto un grande sorriso. Mi ha detto che anche lei voleva unirsi alle preghiere e alle richieste affinché guarisse presto e lasciasse l’ospedale. Si doveva ancora riprendere dalla cranioplastica che le era stata fatta. Dopo l’incidente hanno dovuto toglierle un osso a causa della pressione intracranica. Mi ha detto: ‘Mamma, io confido in Carlo e in Dio. Voglio pregare anche io con te, come tu hai fatto in questi giorni quando ero in coma".
Come sta oggi Valeria, cosa fa e che rapporto è rimasto tra lei e Carlo Acutis? "Valeria sta benissimo, vive e lavora a Milano. Oggi ha un rapporto molto speciale con Carlo. Prega tutti i giorni, lo sente sempre vicino a sé. Ha deciso addirittura di andare a vivere vicino alla chiesa dove Carlo andava a messa, nella chiesa di Santa Maria Segreta. Lei va a messa, lo ricorda sempre con tanto amore e affetto, come un fratello, una persona straordinaria che l’ha guarita e ha interceduto per lei con Dio".
Vede un legame tra l’esperienza di Valeria e quella di Carlo? "Io penso che i misteri di Dio non siano altro che questo: misteri. Però poi penso sia a Valeria che a Carlo. Lei, una giovane ragazza con una vita normale ma che riesce a coniugare con questa vita anche la fede e la speranza. E in fondo era proprio questo il messaggio che Carlo voleva diffondere".
"Io ho incontrato Antonia, la mamma di Carlo. Vederla e stare insieme per me è stato un po’ come toccare con mano una parte di lui. Se potessi incontrarlo... Per me sarebbe un regalo. Lo ringrazierei, gli direi che lo amo, che lo ammiro, che fa parte della nostra famiglia. Gli chiederei di compiere altri miracoli per tanti giovani, adolescenti che hanno bisogno di credere, di avere fede, di pensare a Dio come al centro della loro vita. Chiederei a Carlo di aiutarci, di aiutare tutta l’umanità perché ne abbiamo bisogno. E di aiutare i giovani a credere che la vita è un regalo e che non dobbiamo sprecarne un solo secondo per aiutare gli altri".