REDAZIONE FIRENZE

Turow, il creatore del legal thriller

"Non c’è nessuno scopo preciso, se non vincere, e anche quello, alla lunga, non conta niente. Credi di poter trovare...

"Non c’è nessuno scopo preciso, se non vincere, e anche quello, alla lunga, non conta niente. Credi di poter trovare...

"Non c’è nessuno scopo preciso, se non vincere, e anche quello, alla lunga, non conta niente. Credi di poter trovare...

"Non c’è nessuno scopo preciso, se non vincere, e anche quello, alla lunga, non conta niente. Credi di poter trovare un senso se ti fermi a riflettere? Credi che Dio abbia fatto un universo ordinato? Ecco dov’è la ridicolaggine della legge. A noi piace far finta che renda la vita più ragionevole. Figuriamoci".

Nell’agosto del 1987 piombava sugli scaffali delle librerie italiane un giallo scritto da un oscuro avvocato da Chicago, Scott Turow. Sembrava una storia da romanzo noir come tanti: lui sposato che si porta a letto la collega, si lasciano, poi trovano lei stuprata e morta e lui diventa il primo sospettato, il ’presunto innocente’ come da titolo. Sarebbe banale, certo, ma la vittima è Carolyn Polhemus, viceprocuratore distrettuale dell’immaginaria contea di Kindle, e il suo collega ancorché amante Rozat ’Rusty’ Sabich viene incaricato di svolgere le indagini prima di diventare l’imputato perfetto.

Oggi è davvero banale, ma allora fu una rivoluzione: perché quella storia venne portata da Turow in un’aula di tribunale – mostrando gli eccessi, le spietatezze e le incongruenze di un sistema tutt’altro che perfetto – e fu la sala parto del ’legal thriller’, di cui Scott Turow fu l’ostetrica. Chi venne dopo – da John Grisham in giù – non può che dire grazie alla scrittura di Turow, avvocato sì ma, contrariamente alla realtà, assoluto padrone di una lingua semplice e non ampollosa, comprensibile ai più. Turow, nelle sue pagine, mostra per la prima volta un sistema – quello della giustizia negli Usa - che funziona malissimo, tratteggiando personaggi di un’umanità clamorosa e di spessore raro.

Non è un caso che i suoi libri siano stati tradotti in oltre 25 lingue e che abbiamo venduto decine di milioni di copie nel mondo. Da ’Presunto innocente’, peraltro, nel 1990 venne tratto un bel film (caso raro, ché di solito le trasposizioni cinematografiche dei libri sono scadenti) diretto da Alan J. Pakula e interpretato da Harrison Ford, Raul Julia e da una sfolgorante Greta Scacchi: nel 2024 ne fu anche tratta una miniserie televisiva con protagonista Jake Gyllenhaal.

Ma il libro resta il libro, e oggi – a distanza di tanti anni – merita di essere letto e amato, anche perché la giustizia non è cambiata e nei libri di Turow diventa protagonista tanto quanto e forse più dei personaggi. E non è nella categoria dei buoni, tutt’altro.

Scott TurowPresunto innocente Mondadori