MARCO VICHI
Cronaca

Salì sul regionale per Firenze. Vide una donna che lo colpì subito

Era giovane, vestita normale e poco appariscente, ma dietro i suoi occhiali avevo intravisto lo sguardo

VichiEro salito su un treno regionale per tornare a Firenze. Cercavo sempre dei posti dove c’era poca gente, o ancora meglio dove non c’era nessuno. Salii al primo piano di una carrozza, e siccome era quasi vuota andai a sedermi. Quando alzai gli occhi, seduta dalla parte opposta e qualche sedile più avanti, una donna piuttosto giovane, vestita normale, non appariscente, occhiali scuri attraverso i quali potevo intravedere appena i suoi occhi, quanto bastava per capire dove indirizzava lo sguardo. Stava parlando al telefono, non in italiano, e dopo un po’ mi accorsi che stava parlando portoghese. Forse era brasiliana, non avrei saputo dirlo, non mi intendo di pronunce straniere fino a quel punto. Poi la donna fece altre telefonate, questa volta in perfetto italiano. Dunque viveva in Italia da molto tempo, non era una turista, così pensai… Ma soprattutto dopo un po’ che la osservavo emerse la sua bellezza, il suo fascino. Era una di quelle donne che piacevano a me, non "affetta" da bellezza dirompente e bambolesca, ormai codificata dalla pubblicità. Aveva qualcosa di speciale che emergeva con forza da un’apparente normalità. Ero catturato dai piccoli particolari del suo volto, che non erano certa la causa di quel fascino, perché il fascino è inspiegabile, altrimenti non sarebbe quello che è. Aveva delle leggere fossette ai lati di una bocca non vistosa ma molto bella, delicata, disegnata, con labbra lisce di un colore tenue. La fronte come luminosa, e un modo di muoversi naturale e elegante. La sbirciavo di continuo, ma avrei potuto fissarla, perché lei non mi guardava mai, e anche questa cosa mi piaceva. Quando arrivammo a Firenze, ultima fermata del treno, mentre lei era ancora seduta e stava parlando al telefono, mi alzai in fretta e scesi.Mi misi ad aspettare sul marciapiede, volevo vederla camminare, per capire meglio il suo fascino. Mentre la gente sciamava fuori dalle carrozze e mi passava accanto in fretta, fingendo di telefonare guardavo la donna oltre il vetro del primo piano. Mise via il telefono, e con tutta calma radunò le sue cose. I passeggeri erano già tutti scesi, ma il marciapiede era ancora ingombro di gente frettolosa. Finalmente la vidi alzarsi e dirigersi verso le scale che portavano alla porta di uscita. La seguii con lo sguardo, e nonostante la carrozza fosse vuota e lei fosse l’ultima a muoversi, non la vidi scendere. Mi sembrava quasi impossibile. L’avevo persa di vista soltanto quando era arrivata all’inizio delle scale, ma dalla porta non era uscita. Andai davanti alla porta da dove sarebbe dovuta uscire, per vedere se era aperta anche quella dalla parte opposta, ma ovviamente era chiusa, di là c’era il binario accanto. Si poteva uscire solo da questa parte, ma allora come mai non l’avevo vista? Forse era stata coperta da qualcuno e si era subito mescolata alla folla? Mi alzai sulla punta dei piedi e cercai tra la gente, poi mi avviai in fretta verso la fine del binario. Nulla. Continuai a andare su e giù in mezzo alla gente, cercando di guardare più lontano che potevo per vedere se riuscivo a riconoscerla, ma non la vidi. Era letteralmente sparita… ma com’era possibile? Alla fine mi rassegnai e uscii dalla stazione, sempre pensando a quello che era successo davanti ai miei occhi: la sconosciuta aveva percorso il corridoio al primo piano della carrozza, aveva imboccato le scale senza che potessi vederla, e poi… era svanita. Fine della storia.Con il passare delle settimane, a poco a poco mi dimenticai di lei. Poi una mattina, sempre al primo piano di un treno regionale, questa volta affollato, seduta come l’altra volta accanto al finestrino, la vidi. Era lei, non potevo sbagliarmi. Si era tagliata un po’ i capelli, e se possibile era ancora più affascinante. Riuscii a sedermi non distante da lei, potevo tenerla d’occhio. Stava leggendo un libro, e non so cosa avrei dato per leggere il titolo, ma lo tenevo abbassato e non potevo vedere la copertina. Continuai a sbirciarla, e lei come l’altra volta non mi guardò mai. Fino a quando alla fermata di un piccolo paese, prima che il treno ripartisse, la sconosciuta si riscosse e si avviò in fretta lungo il corridoio, venendo dalla mia parte. Passandomi accanto mi lanciò una breve occhiata, ma lunghissima per una sconosciuta, poi corse giù dalla scale per scendere. Non era la mia stazione, ma sarei stato disposto a scendere e a seguirla, non so come mai, ma non certo per importunarla.1-continua