MONICA PIERACCINI
Cronaca

Produttori di olio sospesi: "C’è incertezza, ordini fermi. E aumenteranno i falsi"

Cesare Buonamici, presidente Coldiretti: "C’è una frenata generale nel comparto agricolo. Queste barriere favoriranno il ’made in Italy’ copiato che già oggi supera per volumi il vero".

Cesare Buonamici, produttore di olio e presidente Coldiretti

Cesare Buonamici, produttore di olio e presidente Coldiretti

Da oltre duecento anni la famiglia Buonamici coltiva olivi sulle colline di Fiesole, unendo passione, storia e innovazione. L’Azienda Agricola Buonamici si estende oggi su 250 ettari e conta oltre 30mila piante di olivo, coltivate secondo i principi del biologico, nel pieno rispetto delle cultivar tipiche del territorio. Alla guida dell’azienda c’è Cesare Buonamici, produttore, tecnico esperto e presidente di Coldiretti Firenze-Prato. Si attendono notizie ufficiali, ma pare che l’olio potrebbe ’salvarsi’.

Cosa pensa dell’accordo Ue-Usa sui dazi? "È ancora presto per dare un giudizio definitivo. Di certo questo accordo è migliorativo rispetto all’ipotesi iniziale del 30%, che avrebbe causato un danno fino a 300 milioni di euro solo per il nostro agroalimentare. Ma un dazio del 15% resta comunque penalizzante, soprattutto per chi lavora con qualità e piccole marginalità. E la svalutazione del dollaro aggrava ulteriormente il quadro".

Le preoccupazioni principali? "La vera incognita è la lista dei prodotti su cui i dazi saranno effettivamente applicati. Non sappiamo ancora con certezza se il vino e l’olio – che insieme rappresentano oltre il 90% dell’export agroalimentare toscano verso gli Stati Uniti – saranno inclusi. Da questa decisione dipenderà l’entità del danno. Se rientrassero tra i prodotti tassati, le ricadute sulle vendite e sui ricavi dei produttori sarebbero inevitabili".

Parliamo del suo settore: cosa accadrebbe se l’olio venisse colpito dal dazio? "Noi vendiamo olio negli Stati Uniti attraverso importatori e anche tramite la catena Eataly. Se l’olio fosse incluso tra i prodotti soggetti al 15% di dazio, si avrebbe un aumento immediato del prezzo al consumatore, con una prevedibile riduzione della domanda. Questo significherebbe margini ridotti per i produttori e meno competitività sul mercato".

A quanto ammonterebbe l’impatto economico? "Stimiamo una riduzione di circa mezzo punto percentuale del valore aggiunto dell’intero comparto primario. Ma al di là dei numeri, è importante sottolineare che un colpo all’export verso gli Stati Uniti significa anche favorire i falsi ’made in Italy’, che già oggi superano per volumi le vendite del vero prodotto italiano".

Avete già notato un impatto sui mercati? "Sì, purtroppo sì. Nell’intero comparto agricolo una riduzione media delle vendite all’estero intorno al 5-6%, in controtendenza rispetto al trend degli ultimi anni. Alcuni hanno anticipato le spedizioni temendo l’arrivo dei dazi, altri stanno fermando gli ordini in attesa di capire come evolverà la situazione".

Monica Pieraccini