
Stefano Massini
Firenze, 3 luglio 2025 – “Dopo gli insulti alla città e alla mia persona, da fiorentino, sono andato a Roma per difendere onorabilità del sottoscritto e del teatro. Ma, soprattutto, la dignità dei lavoratori”. Così Stefano Massini, direttore artistico del Teatro della Toscana (di cui fanno parte la Pergola, la sala di Rifredi e l’Era di Pontedera), al termine dell’incontro – “che ho chiesto io” precisa – con il sottosegretario di Stato alla Cultura Gianmarco Mazzi, svoltosi ieri mattina nei saloni del Mic, al Collegio Romano.
Un faccia a faccia “limpido, trasparente” che arriva a pochi giorni dall’esclusione del Teatro della Toscana dal novero dei Teatri nazionali, declassamento arrivato dopo le dimissioni in massa di tre su sette componenti della commissione consultiva per il teatro.
Dopo mesi e mesi di “fughe di notizie, rumors e racconti basati su indizi o apparenze” il drammaturgo fiorentino racconta la sua verità, levandosi qualche sassolino dalla scarpa.
“Improvvisamente sarei diventato portatore di una visione settaria per altro sconfessata dal programma che ho predisposto per il teatro e che è nero su bianco – dice durante l’incontro pubblico –. Mi viene addebitato di non fare attività internazionali quando sono l’autore italiano più internazionale con traduzioni delle mie opere in 38 lingue e mi vengono addebitati addirittura venti punti in meno di qualità ‘perché Massini è autoriferito’, se non è un cecchinaggio questo mi chiedo cosa sia un cecchinaggio”.
Massini è un fiume in piena: “Il declassamento del Teatro della Toscana è stato per me come un colpo di mannaia, si sono accaniti contro di me, come trovarsi dinanzi a un plotone di esecuzione ed essere sparato”.
Durante la trasferta romana Massini, oltre a chiedere (e ottenere) un incontro con la Commissione consultiva, vede anche il ministro della Cultura Alessandro Giuli. “Il nostro intento è verificare che la Pergola sia all’altezza di Massini e non viceversa” dichiara il titolare del Mic durante un question time alla Camera. Pochi, quindi, i dettagli del confronto tra i due ma il clima disteso lascia intendere che ci siano i presupposti per ricucire lo strappo tra Firenze e Roma, ovvero tra la sindaca Sara Funaro e il ministro.
Quest’ultimo, infatti, invitando la Fondazione a “presentare domanda nella sezione ’Teatro delle Città’”, esorta ancora a “presentare motivata istanza di riesame della domanda di contributi”. Mazzi, invece, assicura: “Con il passaggio del teatro della Toscana da nazionale a teatro della città non ci sarebbero differenze di trattamento sui fondi”. Le scelte della Fondazione passeranno, comunque, per il cda, convocato per venerdì. Per il riesame, comunque, ci sono 15 giorni di tempo dalla pubblicazione dei verbali (30 giugno) ma per il riesame servirà la Commissione al gran completo.
Visto che dimissioni di massa non erano mai accadute prima, la rinascita della Commissione sembra passare – così ha fatto capire Giuli – attraverso il reintegro dei tre membri dimissionari. Come? Anci, Upi (l’unione delle province) e conferenza delle Regione dovranno indicare un proprio rappresentante e sottoporre poi i nomi alla Conferenza unificata che quindi designa i tre membri per la Commissione.
I tempi non sono lunghissimi, si parla di qualche settimana ma siamo alle porte con le ferie estive e nel mese d’agosto solitamente la Commissione non si riunisce. C’è, però, da fare veloce perché finché non è chiaro il futuro della Pergola (e degli altri soggetti bocciati) non saranno erogati i finanziamenti ministeriali a tutti coloro che hanno presentato domanda.