
Campagna abbonamenti, lettera del direttore artistico alla città: "Qualità di prima fascia". A giorni la convocazione del Cda della Fondazione per condividere le mosse in tribunale.
Cari spettatori, vi scrivo questa lettera in occasione dell’apertura, finalmente, della nuova campagna abbonamenti del Teatro della Toscana. Perché finalmente? Perché siamo arrivati al momento in cui tutte le amare vicende di cui è stato vittima, suo malgrado, il nostro Teatro, lasceranno il posto a ciò che dovrebbe essere l’unico vero perno di ogni narrazione e ogni annuncio, cioè la missione di raccontare il presente, osservare l’essere umano, indagare il passato e intuire il futuro. Questo ci chiedete e questo fanno i teatri, per questo esistono da millenni. Ma non solo. La campagna abbonamenti, a cui vi invito a aderire con tutta la passione che cerco di mettere nelle battaglie in cui credo, incarna quel momento in cui entrate in campo voi, prendendo il posto di protagonisti che vi spetta.
Voglio dirlo: c’è stato in questi mesi un entusiasmo bellissimo e commovente nella risposta della gente alla nuova stagione del Teatro della Toscana. In tantissimi ci hanno fatto arrivare il loro sostegno, da ogni parte d’Italia, come dimostrano le migliaia di adesioni alla Scuola Popolare di Scrittura durante l’estate, chiusa con due sold out da 2500 spettatori. Ho incontrato ovunque, dal nord al sud, le persone più insospettabili che mi avvicinavano per darmi il loro sostegno al Teatro della Toscana, molti perfino promettendomi acquisti simbolici di abbonamenti dalla Sicilia o dalle Dolomiti. Ogni volta che entro in teatro, trovo pacchi giganteschi di lettere e di telegrammi con dichiarazioni di partecipazione e di solidarietà. Tutto questo è semplicemente straordinario, e resterà come un aspetto fondamentale e incoraggiante di questa incredibile immeritata odissea.
Per parte mia, pur nella difficoltà di questa fase, sono orgoglioso di dire che ogni promessa è stata mantenuta: la stagione di tutti i nostri tre teatri a Firenze e a Pontedera è in partenza (diversamente dalla passata stagione), le nuove produzioni sono in prova e si preparano per la prima volta a una lunghissima tournée nei massimi teatri italiani, l’annunciata trasformazione del Teatro di Rifredi nel Nuovo Rifredi Scena Aperta è in corso (e vi aggiungo la notizia che il nostro Angelo Savelli vi realizzerà un nuovo spettacolo sull’Ubu Roi di Jarry). Ancora: il fronte dell’attività internazionale è potente come non mai, con maestri come Milo Rau, Ostermaier, Irina Brook, Lev Dodin, di cui sono felice di annunciare il ritorno dopo tanto tempo a Firenze. Siamo riusciti contro ogni attesa anche a far partire tutta la parte formativa che ho tanto voluto, cioè la nuova stagione dei laboratori e dei workshop con i migliori artisti della scena italiana, mentre confermo la ripartenza dei corsi del Centro di Avviamento all’Espressione con centinaia di iscritti. Cari spettatori, vi confido con estrema sincerità che la nostra navigazione non è certo semplice, ma ce l’abbiamo messa tutta per non deludervi e lanciare il cuore oltre l’ostacolo alzando la qualità e il prestigio della nostra proposta. Sì, perché noi eravamo e restiamo un teatro nazionale, come d’altra parte continuano a considerarci i massimi artisti, registi, interpreti e con loro i più prestigiosi teatri italiani a cui sempre andrà il mio grazie (è vero che gli amici si vedono nel bisogno).
In questi mesi i cultori del ’tanto peggio tanto meglio’ hanno cercato di spacciarvi la notizia che eravamo sopraffatti dai colpi di mannaia o sprofondati nel disordine dello spaesamento. A chi ha tentato di farvelo credere rispondo con orgoglio che il Teatro della Toscana non solo non si è abbassato, non solo non è arretrato di un millimetro, ma è dieci volte più forte e compatto, irrobustito dalla forza di un’identità e di una necessità. Per il momento non posso aggiungere niente se non che vi aspettiamo alla nostra campagna abbonamenti, così come si aspetterebbe un amico che ti sussurra all’orecchio ’eccomi, non sei solo’. E so che ci sarete, come ci siete sempre stati.
Stefano MassiniDirettore artistico Teatro della Toscana