
Un momento dell’assemblea che si è tenuta nella sala parrocchiale del Preziosissimo Sangue per confrontarsi
di Carlo Casini
C’è preoccupazione all’Istituto agrario, un’oasi felice alle Cascine circondata però da un pesante clima di insicurezza: un’insicurezza che travalica i confini del parco, diffusa a macchia di leopardo in tutta la città e che ha fatto vivere esperienze drammatiche nel tragitto casa-scuola a diversi studenti e docenti. Ma c’è anche amarezza, per la mancata risposta, a ora, alla lettera che il Collegio dei docenti ha scritto a sindaca, Quartiere, Questura e Procura. Così alcuni genitori e professori si sono ritrovati giovedì sera nella sala parrocchiale del Preziosissimo Sangue per confrontarsi e fare il punto. Ringraziano la parrocchia per la gentilezza ed entrano nel vivo ricordando il caso della professoressa che, tre mesi fa è stata buttata a terra e derubata alla Stazione da una baby gang, scendendo dal tram e ancora oggi ha strascichi fisici e psicologici; così come un ragazzino che ha subito un mese prima sorte simile.
Non casi isolati: "Parlando con le classi, sono emersi altri episodi". I genitori si aprono: "Mia figlia, a marzo, era alla fermata in una zona molto frequentata vicino Campi alle 7.50, ora di punta – racconta una madre –. Un uomo straniero si è abbassato i pantaloni e si è masturbato guardandola. Lei è rimasta bloccata, riusciva solo a piangere. Una passante ha visto ed è andata oltre. È arrivato il bus, è salita piangendo, anche l’autista avrà visto e non ha fatto nulla. Le istituzioni non sono presenti perché noi per primi non lo siamo, siamo indifferenti. Abbiamo fatto denuncia ai carabinieri, ci è stato detto che non è neppure il primo caso, ma non è stato individuato. Ora vivo in apprensione, controllo che salga sul bus e poi le scrivo per chiederle se è arrivata".
Altre hanno subito molestie nel tragitto: "Mia figlia è stata accerchiata da 5 adulti stranieri alla stazione di un comune dell’hinterland alle 7 di mattina – è la brutta esperienza narrata da un’altra madre –. La toccavano, le dicevano ‘dove vai bella’. Lei pietrificata dal terrore, è salita sul treno, è andata a cercare l’amica, e questi si sono seduti intorno e hanno persistito per tutti i 15 minuti di viaggio. In orario di pendolari, nessuno è intervenuto. Hanno desistito solo quando sono scese e si sono accodate ad altri amici. Abbiamo denunciato e sono stati identificati, ma oggi ogni giorno mio marito aspetta il treno con lei, che giustamente vorrebbe la sua libertà". "Mio figlio ad aprile è stato aggredito alle 7.30 mentre andava a scuola: sono usciti 5 ragazzi da un giardino di Novoli, lo hanno accerchiato, lo hanno massacrato di pugni in faccia rompendogli i denti per rubargli il giubbotto – testimonia un’altra mamma – È vivo grazie a una signora che ha urlato dalla finestra ‘chiamo la polizia’, al che sono scappati. Quei ragazzi li vediamo ancora lì al parco impuniti, nonostante la denuncia. Ora ogni giorno lo accompagno e lo vado a riprendere, devo prendere tanti permessi a lavoro, è difficile".
"Vorremmo che anche le altre scuole facessero un passo come questa lettera – è la considerazione finale –. Il problema non è solo dei nostri figli, ma di tutte le scuole della città".