
L’eccezione, si sa, conferma la regola. E la mia regola è quella di diffidare dei noir che hanno protagonisti i...
L’eccezione, si sa, conferma la regola. E la mia regola è quella di diffidare dei noir che hanno protagonisti i soliti commissari di polizia (che, come la rucola, il tofu e il caramello salato, sanno di poco ma si trovano ovunque) e, in seconda battuta, che sono scritti da un tedesco ma ambientati in Francia (Simenon, belga, che descrive in modo unico la Parigi di Maigret, non fa testo). Ergo, con tutte queste perplessità mi sono avvicinato a Jean-Luc Bannalec, pseudonimo dello scrittore tedesco Jörg Bong, e creatore della serie imperniata sul commissario della polizia francese Georges Dupin, rimosso da Parigi e spedito in quel piccolo gioiello di Concarneau, la ’città blu’ della Bretagna.
Quindi, date le mie diffidenze, il lettore giustamente si chiederà perché suggerisca quest’autore. Facile: perché lui è bravo e io amo la Francia, che Bannalec-Bong descrive in modo magnifico. E con quell’affetto solido, spesso sconfinante nell’amore tout court, che solo chi viene da un altro Paese può dimostrare. Non solo: Dupin è un gran bel personaggio, che scopre e fa scoprire la Bretagna nel corso delle sue indagini. Un commissario che viene da Parigi e che ha, verso tutte le altre città che Parigi non sono, un iniziale scetticismo. E invece i viaggi di Dupin attraverso la Bretagna sono sempre più suggestivi, avendo spesso il suo centro di gravità permanente - come in questo primo libro della serie che da lì comincia – a un tavolino dello storico ristorante Amiral di Concarneau. Lì, da quando, due anni e sette mesi prima, è stato trasferito da Parigi alla remota provincia bretone, Dupin beve ogni mattina il suo petit café e legge i quotidiani locali: un rigoroso rituale che lo aiuta a familiarizzare con quella gente ’ai confini del mondo’. Perché tale è la Bretagna vista da Parigi.
Il commissario Dupin è diventato anche una serie televisiva che potete vedere su RaiPlay, ma vi invito davvero a leggere i libri di Bannalec, o Bong che dir si voglia, perché si assaporano le tipiche atmosfere del noir, immerse nel meraviglioso scenario di una Bretagna mai così ben descritta. E, ripeto, il personaggio del commissario Dupin è veramente ben strutturato, profondo e talvolta anche divertente, come quando esagera con la caffeina e vorrebbe convincersi che un croissant o un pain au chocolat possano funzionare da gastroprotettore. E io, sia chiaro, sono assolutamente d’accordo con lui.
Intrigo bretone. Omicidio a Pont-AvenJean-Luc Bannalec Neri Pozza